Ci sono libri che sottolineo. Non è una cosa che decido a priori… Semplicemente, questa cosa avviene. Accade che all’improvviso, mentre sono immersa nella lettura, qualcosa in particolare (una frase, una meravigliosa accoppiata aggettivo-sostantivo…) mi colpisce e non riesco più a procedere nella scoperta del libro se non fermo quel “qualcosa” nella mia memoria con un ghirigoro di strane fattezze, con uno zig-zag o semplicemente con una sbarretta al lato della pagina (anche le forme hanno una loro simbologia, ma questo ve lo racconterò un’altra volta).
Sta di fatto che ci sono libri che sottolineo. E che questa cosa sta un po’ sulle scatole a chi condivide con me la copia di un libro (tipo mia mamma, mia sorella, mio fratello…). Ad ogni modo, “Anime alla deriva” di Richard Mason è entrato a far parte di questa categoria (e visto che mia mamma mi ha chiesto di leggerlo – visto come ne ho tessuto le lodi, raccontandoglielo – adesso è una tragedia).
Questo romanzo me lo ha regalato Pierpaolo (vi ricordate di lui? Ve l’ho presentato qualche tempo fa) con una bellissima dedica con la quale mi consegna quello che per lui «almeno finora» è davvero «Il libro più bello del mondo». E così, abbastanza avidamente ne ho cominciato la lettura approfittando di qualche mattina di stanca all’interno del CUB – Castello Ursino Bookshop. E l’ho letteralmente divorato. E della piacevolissima scoperta devo dire grazie solo a Pierpaolo.
Veniamo al libro che costituisce il fortunatissimo romanzo d’esordio di un giovane autore, all’epoca 22enne. Tradotto in 22 lingue il romanzo (che ha venduto più di 5 milioni di copie in oltre 120 Paesi) è un lungo flashback del protagonista che ripercorre la sua vita per spiegare perché il giorno prima abbia ucciso sua moglie.
Niente panico! Non vi ho rovinato proprio niente, visto che il romanzo comincia così: «Mia moglie si è sparata ieri pomeriggio. O almeno questo è quanto ritiene la polizia, e io interpreto la parte del vedovo affranto con entusiasmo e successo… Sono stato io a ucciderla».
E adesso, continuiamo ad andare con ordine.
Il romanzo è narrato interamente in prima persona, dal protagonista James Farrell, che in una vera e propria confessione che consegna ai lettori “giustifica” e spiega il suo gesto… Solo che per farlo deve risalire indietro di poco più di 50 anni.
Ricordare per lui è un gran dolore. Significa riportare alla memoria il suo amore per Ella Harcourt, la somigliantissima cugina di lei, Sarah, la sua amicizia con Eric Vaugirard, la storia del suo successo come violinista… E tutti gli annessi e connessi con questi eventi: la Cornovaglia e il castello di Seton, la parentesi di vita a Praga… E poi la gelosia, gli inganni, gli amori, le passioni ossessive, la giovinezza, la sofferenza, la vendetta, il peccato, il perdono, la giustizia, la colpa, l’espiazione, la necessità di una confessione, l’autoinganno e la morte.
300 pagine di racconto a ritroso, con qualche parentesi di riflessione al tempo della confessione stessa, così emotivo che è davvero impossibile staccare gli occhi dalle pagine del libro. Un’auto-indagine psicologica potente e lucida, dominata dalla suspense e servita attraverso una prosa elegante, raffinata e colta, intrigante e seducente.
Che aggiungere di più? Solo un altro grande grazie a Pierpaolo per avermi regalato questo libro (io gli do molte più soddisfazioni di Marzio)… A proposito, quando mi regali un altro romanzo che ti è piaciuto un sacco? (Sarà che siamo della Bilancia tutti e due, ma i nostri gusti sono proprio simili :D)
C
(Anime alla deriva di Richard Mason, Einaudi, pag. 356, euro 13)
p.s.: Non ho ancora deciso che spunta valga sulla mia #bookchallenge2015, quello che è certo è che questo libro ha già modificato la mia top ten 😀