La presentazione curata la settimana scorsa, all’interno della corte del Castello Ursino, dalla professoressa Sarah Zappulla Muscarà è stata l’occasione per incontrare e per apprezzare ancora di più un titolo che possiamo contrassegnare con l’hashtag #lotrovatedacub.
“Uomini e libri” di Mario Andreose è il viaggio attraverso cinque decenni di vita editoriale in Italia, che l’autore compie consigliando letture, autori da annoverare fra i protagonisti del Novecento (da Alberto Moravia a Umberto Eco, da Leonardo Sciascia a Gesualdo Bufalino) passando anche per coloro che furono i nuovi talenti da scoprire e da imporre sul mercato e che – magari –adesso capeggiano le classifiche di vendita non solo in Italia (come Andrea De Carlo, Pier Vittorio Tondelli, Enrico Palandri).
E’ la cronaca delle Fiere del libro nel mondo (Francoforte, New York, Londra, Parigi, Gerusalemme) vista con l’occhio di chi si è seduto ai tavoli delle trattative dell’acquisto dei diritti di quelli che per molti di noi, magari, sono diventati i libri dello Scaffale del Cuore. Del resto, il suo punto di vista narrativo è quello di un privilegiato: Mario Andreose ha partecipato all’avventura del Saggiatore di Alberto Mondadori (come correttore di bozze, traduttore, redattore, redattore capo, direttore editoriale) e poi in Mondadori (nel settore della coedizione di libri per ragazzi e libri illustrati), per poi volare nel Gruppo Fabbri (allora contenente Bompiani, Sonzogno, Etas…) e adesso ancora in RCS Libri come Direttore letterario. Chi meglio di lui, insomma, poteva decidersi ad affrontare il racconto della storia dell’editoria in Italia? Chi altri avrebbe potuto vantare l’opportunità di tratteggiare i ritratti di scrittori come William Falukner, Thomas Mann, John Steinbeck, Flannery O’Connor, Patricia Highsmith (in cucina con il fiasco di vino), Albert Camus, André Gide, Alberto Moravia (al cinema) Saint-Exupéry e di scorcio anche la propria vita trascorsa a curare le parole di cotanti autori?
E non solo degli scrittori, ma anche degli editori che dipinge come “duellanti” verbali ed economici che pretendevano dagli autori che accoglievano in casa (editrice) “una fedeltà pari all’interesse che portavano alla loro opera”; indimenticabile è il primo piano di Valentino Bompiani che pervade un po’ tutto il racconto e verso il quale ha il rimpianto di non avergli mai chiesto come mai non avesse pubblicato Elsa Morante (moglie di Alberto Moravia che molto gliela aveva raccomandata) e perché non fosse riuscito a prendere “Alla ricerca del tempo perduto” nonostante ne avesse già pubblicato il prologo.
E, nonostante tutta una vita dedicata ai libri, questa per Andreose (vero uomo di –tanti- libri) questa per lui è la prima volta dall’altra parte della barricata.
Andreose definisce la sua opera come «una raccolta di scritti occasionali derivati dalla mia collaborazione alla “Domenica” e del “Sole 24 Ore”», ma in realtà è il racconto di una vita intera al servizio del piacere di leggere. Conquistato allora dal mondo della cultura e dagli influenti uomini che lo costituivano, oggi ne racconta alcuni retroscena e segreti (come la storia dell’agente americana che Binky Urban che tentò di vendere un’autobiografia fantasma di Woody Allen)… Riflettendo anche sul tragico momento, per non chiamarla Apocalisse, che sta attraversando oggi il mondo dell’editoria e conseguentemente la storia del suo indotto, citando ad esempio la libreria parigina Hune.
E’ il racconto anche di successi personali, che hanno il nome e il cognome di autori come Jay McInerney, Bret Easton Ellis, Tama Janowitz (vale a dire gli allievi di Raymond Carver sagacemente scoperti e tradotti) o sono i titoli perfettamente riusciti (come “Le mille luci di New York”, trovato pensando a Gershwin), così dice Andreose il cui nome resterà sempre legato a un episodio che in “Uomini e libri” è citato quasi di striscio: la vicenda della revisione del “Nome della Rosa”… Ma è stato proprio Umberto Eco ad aprire gli occhi ad Andreose e proprio a Eco, Andreose è stato sempre accanto, occupandosi anche dei suoi diritti all’estero. E infine c’è spazio anche per raccontare qualche pentimento. Insomma, una bella galleria di ricordi tecnici, propri dei meccanismi dell’industria editoriale e culturale ma anche privati e personali.
Il titolo del libro è lo stesso di un programma televisivo della fine degli anni ’50, un notiziario editoriale che per 3 anni ebbe grandissimo successo sebbene gli autori, all’epoca fossero piuttosto restii ad andare in televisione, diffidenti com’erano del nuovo mezzo espressivo… Ma in realtà è un po’ un gioco di parole basato su “Uomini e topi” di John Steinbeck.
Normalmente noi Matte non divulghiamo saggistica, ma questo è un diario di bordo che ci ha permesso di spiare un po’ dentro la vita di personaggi del mondo dell’editoria di cui conosciamo solo l’immagine pubblica e che – invece – grazie ad Andreose abbiamo potuto spiare un po’… Voyeur? No! Solo tanta curiosità di svelare qualche altarino, come i bestseller costruiti a tavolino, i restyling delle copertine (se è kitsch vende di più?) con Adelphi unico esempio di totale fedeltà al modello originale o la grafica sarebbe “come il nazionalismo, l’ultimo rifugio per gli imbecilli” (come si racconta avere esclamato un dirigente un po’ conservatore esasperato dalle elucubrazioni del neodirettore marketing?)… cose così, che fa piacere capire, leggere e commentare 🙂
C
(Uomini e Libri di Mario Andreose, Bompiani, pagg. 272, euro 11)