Sulla falsariga del mio ultimo post, dove vi ho raccontato della mia passione per la Fisica grazie al regalo di un titolo divertente, oggi voglio raccontarvi di Stramaledettamene logico. Esercizi di filosofia su pellicola a cura di Armando Massarenti.
Un libro divertente, ironico, pedagogico e non banale che indaga e mostra il rapporto tra filosofia e cinema. Un tema non nuovo, ma che i quattro saggi (di Achille C. Varzi, Roberto Casati, Nicla Vassallo e Claudia Bianchi) – dedicati ad altrettanti film (The Terminator, J. Cameron, USA 1984; Ricomincio da capo, H. Ramis, USA 1993; Matrix, Larry e Andy Wachowski, USA 1999; Oltre il giardino, Hal Ashby, USA 1979) non necessariamente memorabili dal punto di vista cinematografico sanno rendere avvincente e interessante. I punti di vista sono quello metafisico, epistemologico o della filosofia del linguaggio. Perché il cinema, o meglio l’opera cinematografica diventa il mezzo con il quale si affrontano i più annosi problemi filosofici come il rapporto tra le dimensioni del tempo, le qualità della conoscenza, la pragmatica della comunicazione. Vale a dire alcune tra le già complesse domande filosofiche di sempre: come fai a sapere quanto credi di sapere e che invece non stai sognando? E’ possibile cambiare il presente intervenendo sul passato?
Insomma, cosa sarebbe successo se Neo in Matrix avesse preso la pillola blu (invece di quella rossa)? E Terminator può davvero cambiare il futuro intervenendo sul passato? (La domanda vale anche per la saga di Ritorno al futuro). Siamo padroni del nostro destino? Quando si è intrappolati nell’eterno ripetuto c’è consapevolezza? E dunque, è possibile imparare e trovare una soluzione che sblocchi la clessidra di pietra? L’onniscienza renderebbe miglior gli uomini?
Il centro della questione, l’esercizio filosofico sta – come suggerisce Massarenti – nel riflettere su cosa succederebbe se il mondo fosse diverso da com’è: molto più utile di qualunque altra speculazione teorica sui mondi possibili.
Ma è veramente possibile considerare un film un esperimento mentale? Se con esperimento mentale intendiamo l’esperimento immaginativo che realizza una realtà semplificata (non più semplice o banalizzata, ma semplicemente una realtà dove sono immediatamente evidenti gli effetti, le implicazioni, i risultati, le conseguenze di quanto si tenta di verificare o di mostrare.
Il film, quindi ci conduce in una realtà che è modellata per produrre un determinato tipo di conoscenza, di esperienza che dà soluzione alle domande, ai problemi, filosofici che ci si pone.
Questo non significa che i film su cui viene compiuto lo studio, siano necessariamente coerenti dal punto di vista filosofico, insomma che funzioni. Lo sguardo filosofico degli autori scandaglia il sistema cinematografico facendone emergere le falle. A chi non è capitato, dopo aver guardato un film di enunciarne i paradossi narrativi? Sulla circolarità o sulla linearità temporale? sulla differenza tra il mondo reale e sulla differenza che passa tra il sapere e il non sapere che esiste una realtà altra che ha generato quella nella quale siamo convinti di aver costruito la nostra quotidianità? Dove va a finire la morale in una prospettiva di estensione qualitativa della conoscenza? Vale a dire, è possibile porsi un problema morale se siamo certi di essere soggetti a una costante invarianza della quotidianità, se sappiamo di essere “intrappolati” in una giornata che è un eterno ritorno?
Da leggere, soprattutto se avete voglia di enumerare nuovi punti di vista, o meglio nuovi argomenti, sulle regolari discussioni che emergono dalla visione di temi che sono ormai classici del cinema e della televisione.
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(Stramaledettamene logico. Esercizi di filosofia su pellicola a cura di Armando Massarenti, Editori Laterza, pag.144, euro 15)