C’era una volta in Italia un libro dal titolo La bambina che salvava i libri, poi arrivarono le leggi di mercato e il titolo diventò Storia di una ladra di libri. Di certo il titolo in inglese è The Book Thief quindi in questo caso il ravvedimento è servito per tornare al titolo originale.
Il romanzo risale al 2005 e a scriverlo è stato Markus Zusak, l’edizione italiana (con entrambi i titoli) si deve a Frassinelli.
Anche in questo caso, come è già capitato con altri libri, questa lettura mi è venuta in mente dopo avere visto un film al cinema. In sala ci sono stata diversi mesi fa con Gabriele e mi ricordo che di essere risalita in macchina con una bella pesantezza nello stomaco con la certezza di avere visto qualcosa di bello, che però doveva essere approfondito.
Qualche giorno dopo anche mia madre ha visto il film, quasi abbiamo tirato a pari e dispari per chi avrebbe comprato il libro per prima e alla fine in libreria ci sono andata io. Di fatto però Storia di una ladra di libri lei lo ha letto subito, mentre io ho dovuto attendere il mio viaggio a Zurigo della scorsa settimana, per cominciare a metterci mano, anzi…occhio.
Con la trama ve la faccio breve. Siamo nella Germania della Seconda Guerra Mondiale e Liesel inizia la sua carriera di ladra di libri al funerale del fratello, quando raccoglie da sotto la neve un manuale utile a chi di mestiere fa il becchino. Una piccola fotografia di quello che la lega con la sua famiglia di sangue. Perché Liesel passerà i prossimi cinque anni con una famiglia adottiva. Hans e Rosa la accoglieranno come una figlia, entrambi, ognuno a modo proprio, non le faranno mai mancare il proprio amore. Nonostante Liesel manifesti un grande interesse per i libri quando arriva in Himmelstrasse (la strada del Paradiso) non sa leggere. Le insegna Hans, ma le parole per lei diventeranno non solo un passatempo per immaginare delle storie, ma anche un mezzo per comunicare, e bene, con il mondo che la circonda e per stringere legami profondi con le persone che abitano quella strada nella quale sembra passare il mondo intero.
La voce narrante non è Liesel, non sono Hans o Rosa, non è Rudy, il migliore amico di Liesel con la testa piena di capelli color limone, non è Max, il giovane ebreo al quale gli Hubermann danno rifugio per diversi anni. La voce narrante è la Morte che, durante la seconda Guerra Mondiale, ha moltissimo lavoro.
Quello di Zusak è un modo diverso di raccontare il Nazismo. Qui lo sterminio di quegli anni viene raccontato nella vita di tutti i giorni di una bambina che non è ben conscia di quello che sta succedendo nel mondo, almeno non fino a quanto la guerra non tocca anche il suo angolo di Paradiso. Liesel sceglie da sola da che parte stare, mano a mano che l’orrore causato da Hitler le è sempre più chiaro, un orrore che per lei comincia da una pira di libri che viene bruciata una notte in cui si celebra il compleanno del Fuhrer, un incendio folle dal quale lei stessa salverà un testo.
La storia è a dir poco toccante, forse proprio perché a narrarla è quella Morte che non sempre fa il suo lavoro con piacere, anzi, che sente la pesantezza delle anime, a volte troppe, che è costretta ad accogliere tra le sue braccia.
Altra cosa che ho apprezzato del libro è la scelta di tenere in tedesco alcune delle parole che i protagonisti usano.
(Storia di una ladra di libri/Markus Zusak/ Frassinelli/ pp 563/ € 16,90)
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