Come avrete capito, questa settimana, noi Matte abbiamo deciso di ripescare un’altra grande e forte passione condivisa. Anche io – come vi ha spiegato M – sono una dylaniata doc, da quando seduta su una chaise long di pelle nera in camera di mio fratello maggiore (e assolutamente di nascosto da lui che temeva potessi restare impressionata dalla lettura del fumetto) divoravo numero dopo numero l’intera collezione (che in quella fase gli era stata prestata dalla nostra amica Alessandra).
Il fascino di una lettura proibita e segreta ha enormemente accresciuto il piacere di quelle letture. Ma fra i miei fumetti preferiti ce n’è un altro meno diffuso – forse – ma sicuramente amatissimo per grandi appassionati del genere. Parlo di “Sandman” una serie scritta da Neil Gaiman (che – ancora non lo sapete – è uno dei miei autori preferiti) e pubblicata tra il 1989 e il 1996 dalla DC Comics (ma l’edizione italiana ha avuto una vita piuttosto travagliata). La serie originale è composta da 75 albi, poi raccolti in 10 volumi a cui si è aggiunto il volume “Notti eterne” del 2004 e il recentissimo prequel The Sandman: ouverture. Inutile dire che a farmi conoscere questa strepitosa serie è stato Edy, il mio personalissimo spacciatore di fumetti. E inutile aggiungere che la meraviglia che suscitò in me questa serie fu tale da non riuscire più a staccarmene e da decidere di inserirla all’interno della mia tesi di laurea. Ma potrebbe farvi piacere sapere che Edy mi iniziò alla lettura di questo graphic novel dopo avermi fatto innamorare della penna di Neil Gaiman con “Stardust”.
Protagonista di questa serie è Dream, il plasmatore della materia e il principe della regione dei sogni (in italiano, il nome è stato tradotto con “Sogno“, ma io preferisco attenermi il nome dell’edizione originale, perché i 7 eterni – ciascuno dei quali incarna e regola un particolare aspetto dell’esistenza umana, hanno tutti nomi che iniziano con la D). Per capirci, è Morfeo, o meglio ancora l’antica figura letteraria dell’Uomo della Sabbia già presente in Hans Christian Andersen e Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, o – come lo chiamava la mia mamma – il Mago sabbiolino che getta la sabbia magica negli occhi dei bambini per far venire loro sonno… In realtà la figura letteraria è molto più violenta e brutale di quella che romanticamente dipingeva mia mamma: in Hoffmann – per esempio – dopo aver gettato la sabbia negli occhi dei bambini, Der Sandmann rapisce i bambini nel frattempo caduti a terra sanguinanti e li consegna in pasto a degli uccelli dal becco affilato (un capolavoro del perturbante anche indagato da Sigmund Freud). Elementi del mito che in parte Neil Gaiman recupera e sviluppa per un fumetto nero dai toni cupi e sofferti, misteriosi e inquietanti.
Il taglio di questa serie è decisamente dedicato agli adulti appassionati di fumetti e si basa sul paradigma per il quale i sette eterni (Destiny-Destino, Death-Morte, Dream-Sogno, Destructrion-Distruzione, Desire-Desiderio, Despair-Disperazione, Delirium-Delirio) vivono parabole (ascendenti o discendenti) a seconda della volontà dei propri adoratori. Dream, per esempio, si nutre di tutte le manifestazioni oniriche e quindi, se gli uomini smettono di sognare il suo regno va disfacendosi lentamente sotto i suoi occhi e di fronte alla sua impotenza. Le storie e le evoluzioni dei personaggi sono complesse, anche perché esistono alcuni spin off interessanti (come quello di cui Edy mi ha omaggiata per un mio compleanno, se non ricordo male il 29°) che aggiungono sale e pepe a una storia dark già gustosissima. In particolare, quella di Dream è molto articolata a causa dei secoli di contatti con l’umanità che ha contaminato l’alone di divinità che ammanta Dream attraverso la scoperta delle passioni e del Dolore.
E’ interessante sapere che i primi schizzi di Dream furono realizzati dallo stesso Gaiman. A questi si ispirò il primo e storico disegnatore della serie – Sam Keith – e conseguentemente i numerosi altri che hanno prestato la loro opera. Le copertine, invece, sono tutte di Dave McKean con cui Gaiman ha stretto un fortunato sodalizio anche per altri suoi lavori come, per esempio, “Coraline” e “I lupi nei muri” di cui spero di parlarvi presto, considerato anche che questo ultimo titolo ha conquistato l’ambito Premio Andersen come miglior albo illustrato. Anche la serie di “The Sandman” ha ricevuto numerosi riconoscimenti agli Eisner Award e nel 1999 l’albo n°19 ha vinto il World Fantasy Award come miglior racconto (ed è l’unico fumetto ad essersi aggiudicato questo premio).
Tornerò a parlare di questa serie. Perché è troppo bella e merita approfondimenti. Scrivendo questo post, mi sono anche resa conto che non sento Edy da troppo tempo e che – dunque – non sono aggiornata sul suo patrimonio fumettistico in continua espansione. Domani gli telefono. Scrivere di libri e fumetti fa bene anche per questo 🙂
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