Sarà la stagione delle donne, perché in questo periodo mi capita di leggere libri che hanno a che fare con donne che hanno segnato la vita di uomini nel bene e nel male, storie inventate e storie vere, storie vere ma rese più vivide perché raccontate in un romanzo. E’ stato così per la protagonista dell’ultimo libro che ho letto, Rosso Parigi di Maureen Ribbon (Einaudi).
Devo ammetterlo, non mi sono fatta entusiasmare né dalla copertina (che comunque è un quadro bellissimo) né dalla seconda di copertina, ma Rosso Parigi è uno di quei libri che ti prende dalle primissime pagine, uno di quelli che non devi rileggere subito dopo avere cominciato per riprendere il filo, perché cattura la tua attenzione e tutto rimane impresso nella mente, proprio come una volta faceva il colore che gli impressionisti fissavano sulle tele che facevano bella mostra di sé nei loro studi di Parigi.
Siamo a Parigi dunque ed è il 1862. E’ un periodo affascinante perché la città, tra mille contraddizioni che sono evidenti all’interno di uno stesso quartiere, vive una rinascita culturale. E’ in questo periodo che nei caffè si incontrano uomini come Baudelaire, Renoir, ma anche giovani donne che faticano tutto il giorno per portare a casa quello che serve loro per andare avanti. E’ così per Victorine e la sua coinquilina Denise, che non si fanno scrupoli a mettere “in vendita” se stesse, è così fino a quando entrambe non colpiranno la fantasia di Edouard Manet.
La storia di Rosso Parigi è quella vera tra Victorine Meurent e del celebre pittore francese che ne rimase così affascinato da farne sua musa ispiratrice per moltissimi dei suo quadri tra i quali i più famosi Colazione sull’erba e Olympia. Onestamente? Io non sapevo chi fosse la musa di Manet, ma alla fine di questo libro, quando l’ho chiuso, ho acceso il pc e mi sono messa a cercare per scoprire qualcosa in più di questa donna che mi ha decisamente colpito. Ho guardato i suoi occhi in quei quadri per trovare quello che aveva trovato in lei Manet.
Ho dato un volto a quella Victorine che aveva tanto affascinato la mente e la mano di un uomo che si era perso in lei, pur sapendo quale fosse la direzione da prendere, in lei che era una giovane donna che non si era accontentata di fare la brunitrice e dividere un letto con un’amica seppure amata, ma che nella sua scalata sociale fatta di passione, di sofferenza, ma anche di estrema sensualità, è riuscita ad emergere diventando lei stessa pittrice.
All’inizio, come si legge in Rosso Parigi, Manet vorrebbe stabilire un ménage à trois con Victorine e la sua amica Denise, ma è proprio Victorine a ribellarsi a questa scelta, a fare il passo, a prendere lei in mano il gioco e diventare così l’unico desiderio di quell’uomo così pieno di fascino. Lei ha solo 17 anni, ma vuole vivere ad ogni costo il suo sogno romantico, allargando i suoi orizzonti e nutrendo la sua fame di novità e di sesso, prendendo dal mondo tutto quello che questo può metterle a disposizione.
Questo libro è bello, è pieno di cose diverse. Potrebbe essere un romanzo storico perché racconta una storia realmente accaduta, ma in realtà non lo è, o meglio non è solamente questo. Rende Parigi meravigliosa, un posto magico, una sorta di nursery in cui per anni alcune delle menti più delicate e preziose hanno vissuto una accanto all’altra e si sono influenzate a fondo. Parigi è lì eppure non c’è, Parigi è lo studio dove vivono e si incontrano Manet e Victorine.
E’ scritto meravigliosamente bene e, merito anche di Giulia Boringhieri che si è occupata della traduzione. Ci fermiamo mai a pensare quanto una traduzione possa influenzare le nostre letture?
Il libro l’ho finito e lo finirete magari anche voi, ma non vi basterà grattare via il colore così come facevano i pittori per ripulire le tele dai disegni che non volevano più vedere. Vi rimarrà addosso e vi metterà una curiosità non indifferente di scoprire storie realmente vissute.
(Rosso Parigi/ Maureen Gibbon/ Einaudi/ pp 248/ € 18,00)
Mari