Vanto di aver sottratto a mio nonno (ma con il suo avallo) proprio la prima edizione italiana di E poi non rimase nessuno, il giallo di Agatha Christie meglio noto come 10 piccoli indiani, che vanta il record di 110 milioni di copie vendute (il giallo più venduto in assoluto al mondo e che si è piazzato all’undicesimo posto della classifica dei bestseller con i maggiori incassi della storia; al terzo posto, se consideriamo solo i romanzi).
Il numero 10 della collana Giallo Mondadori, racconta la storia di un gruppo di persone che viene invitato a Nigger Island (una piccola isola a forma di testa) da un misterioso signor Owen, il proprietario dell’unica casa che sorge sull’isola. Quando gli invitati raggiungono l’isola, scoprono che i loro ospiti non ci sono… Al loro posto ci sono due domestici (anche loro ignari dell’identità dei signori Owen).
Tutti gli invitati (che non si conoscono tra loro) sono bloccati sull’isola e anche le comunicazioni con la terra ferma sono impossibili. Fra rassegnazione e desiderio di scoperta, quindi, gli invitati cominciano a domandarsi perché siano stati invitati su quella strana isola e perché i loro ospiti non si siano ancora palesati. In tutte le stanze, c’è una filastrocca che recita la storia di 10 negretti i quali – uno dopo l’altro – muoiono. La filastrocca è rafforzata dalla presenza sul tavolo da pranzo di un centrotavola con 10 statuette raffiguranti i 10 negretti della filastrocca.
I giorni trascorrono e un giorno, una voce su un nastro preregistrato punta il dito contro tutti gli invitati e i due domestici accusandoli di un omicidio perpetrato sull’isola di cui sono noti tutti i dettagli. Giorno dopo giorno, le strane morti (inizialmente interpretate come suicidi) aumentano e fra gli invitati serpeggia il dubbio che possa esserci del marcio in Gran Bretagna, visto che le morti sono analoghe a quelle di cui si racconta nella filastrocca. E tutte le volte in cui un invitato viene ucciso, una delle statuette scompare misteriosamente dalla composizione a centrotavola.
Si pensa che ci sia un assassino nascosto sull’isola… E così un gruppo parte per esplorare il territorio. Ma via via che le vittime aumentano, il dubbio che l’assassino sia proprio uno fra gli invitati o i domestici aumenta. E il sospetto si fa ogni giorno più ingombrante.
Non mi spingerò oltre, per quanto riguarda la trama… Perché – certamente ormai avrete capito, come vuole la migliore tradizione – l’assassino è il maggiordomo (ma dai, non mi avrete creduto sul serio! 😛 )
Certo è però, che i temi al centro sono tantissimi: la giustizia, il senso della giustizia, la paura, il sospetto, il delitto perfetto… E allora non ci resta che lasciarvi alla filastrocca che per me è stata fonte di costante curiosità via via che andavo avanti nella lettura del romanzo.
Dieci poveri negretti se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione, solo nove ne restar.
Nove poveri negretti fino s notte alta vegliar:
uno cadde addormentato, otto soli ne restar.
Otto poveri negretti, se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro, solo sette ne restar.
Sette poveri negretti, legna andarono a spaccar:
un di lor s’infranse in mezzo, e sei soli ne restar.
I sei poveri negretti, giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto, solo cinque ne restar.
Cinque poveri negretti, un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale, quattro soli ne restar.
Quattro poveri negretti, salpan verso l’alto mar:
uno un granchio se lo prende, e tre soli ne restar.
I tre poveri negretti, allo zoo vollero andar:
uno l’orso ne abbrancò, e due soli ne restar.
I due poveri negretti, stanno al sole per un po’:
un si fuse come cera, e uno solo ne restò.
Solo, il povero negretto, in un bosco se ne andò:
ad un pino si impiccò, e nessuno ne restò.
C
(E poi non rimase nessuno|10 piccoli indianidi Agatha Christie, Mondadori, pagg. 232, euro 12)