Nel momento in cui scrivo sono al mio quattordicesimo giorno ed esattamente alla mia cinquantaseiesima ora di tirocinio e Mari mi ha chiesto, con mio grande piacere, di scrivere qualcosa su un libro che ho letto in un momento particolare della mia vita o che mi abbia lasciato qualcosa dentro. Apro la porta dei ricordi della mia mente e comincio a cercare qualcosa di interessante nel bagaglio di libri letti in questi anni.
La mia valigia è piena di testi di genere thriller ma in assoluto il mio amore più grande resta sempre Pietà per gli insonni di Jeffery Deaver, autore internazionale di best seller che ha conosciuto il successo internazionale con Il collezionista di ossa da cui tra l’altro è stato tratto l’omonimo film.
Sono passati tanti anni dall’ultima volta che l’ho letto, tra l’altro per ben due volte, e quello che ricordo ancora perfettamente di Pietà per gli insonni, sono le emozioni e l’adrenalina che mi accompagnavano mentre sfogliavo le pagine una dopo l’altra. Ciò che amo di più quando leggo è sentirmi trasportata dagli eventi, dal susseguirsi delle vicende e soprattutto dal desidero dimenticare chi sono per immedesimarmi completamente nei personaggi del libro.
Grazie alla travolgente scrittura di Jeffery Deaver, per 448, pagine sono diventata Lisbonne Atcheson, la donna che testimonia contro Michael Hrubek, uno schizofrenico di corporatura gigante, lettore compulsivo di libri di Storia americana, ossessionato dalle vicende della Guerra di Secessione e soprattutto fuggito, in una notte buia e tempestosa, dall’ospedale psichiatrico che lo ospita. Mentre la bufera d’acqua e vento sta per rovesciarsi sul New England, il colosso corre inarrestabile e annaspa per i boschi, polverizzando i chilometri e le radure del Nord-Est americano verso la tenuta di Lis.
Pietà per gli insonni è un thriller che si snoda in un’unica lunga notte in cui il folle Michael cerca Lis, spinto dalla più antica passione corrosiva della vendetta, mentre Owen Atcheson, avvocato e marito di Lis, Trenton Heck, cacciatore di taglie accompagnato dal suo fido segugio addestrato a seguire le piste dei criminali, e Richard Kohler, lo psichiatra di Michael, convinto di poter dare un grande contributo alla scienza attraverso il suo portentoso metodo di cura degli schizofrenici, iniziano una vera e propria caccia all’uomo.
Le ultime 100 pagine del libro, tra colpi di scena che si susseguono turbinosamente, sono da leggere tutte d’un fiato.
Ho apprezzato tanto questa lettura, al punto da rileggerla una seconda volta, perché Pietà per gli insonni è molto più profondo di quanto ci si aspetti da un romanzo di questo genere.
Senza mai cadere nella banalità, con una disarmante sincerità e veridicità, è capace di suscitare nel lettore domande e riflessioni sulle ambiguità intrinseche nei rapporti tra le persone, sul ruolo della menzogna nella nostra vita sociale e sull’importanza del rispetto e della decenza delle condizioni di vita dei malati psichiatrici negli ospedali.
Considero Pietà per gli insonni una delle cime più elevate del genere letterario di Jeffery Deaver e, come suggerisce il grande Stephen King, “da leggere compulsivamente, magari in una notte insonne buia e tempestosa”.
Diletta
(Pietà per gli insonni di Jeaffrey Deaver, BUR, pag. 448, euro 9.90)