Ma dov’è? Dov’è? Dov’é?
L’ho cercato per mesi, in lungo e in largo nel marasma di scatoloni sui quali cammino e fra i quali mi muovo mentre mi trovo a casa. Apri qua, cerca là… Ma niente, niente di niente. Eppure non può essere, ne sono certa. E’ stato il primo romanzo che ho letto spulciando fra gli scaffali di casa mia quando avevo poco più di 7 anni.
La piccola principessa di Frances Hodgson Burnett mi ha vista arrampicarmi su un’instabile pila di sedie e cuscini per raggiungere quello scaffale dove mia mamma custodiva i suoi libri di bambina e ragazza: una lunga fila colorata di copertine in tessuto dal beige al nero, con tutte le sfumature dell’arcobaleno in mezzo). Mia mamma complice poco più giù che mi diceva: «La copertina del libro che cerchi è quasi bianca… guarda più a sinistra» e io, che ancora inciampavo sui nomi stranieri degli autori, continuavo a cercare. Già, perché la verità è che mi ero appassionata al cartone animato “Sara lovely Sara” (l’anime prodotto nel 1985, appartenente al progetto World Masterpiece Theater della Nippon Animation), ma l’orario del cartone animato coincideva con gli allenamenti di ginnastica artistica tre volte alla settimana e io non volevo né perdere il filo di una storia che mi stava appassionando così tanto, né tantomeno attendere la fine della serie televisiva (visto che potevo concedermi il lusso di anticipare la lettura del libro, come svelatomi da mia mamma).
L’autrice del romanzo, giusto per intenderci, ha scritto anche Il giardino segreto (che presto troverà spazio su questo blog) e Il piccolo Lord (che forse troverà spazio su questo blog, ancora non lo so perché da quando mia sorella Kikka ha cominciato a chiamarlo “Il piccolo lurd”… Quasi non riesco più a pensare a questa storia).
Ero convinta di essermi indebitamente appropriata di questo titolo (insieme a I pattini d’argento, anche lui grande assente negli scatoloni) e così mi sono sentita disperata nel non trovarlo in mezzo ai miei scatoloni. Né volevo chiedere a mia mamma (o a mia sorella) dove fosse finito il libro in questione perché avrei svelato il tentativo (maldestro) di sottrazione indebita del patrimonio librario famigliare (ed era meglio evitare). Così mi sono arrovellata, ho continuato a smontare e rimontare scatoloni alla ricerca del libro perduto. Sabato scorso, poi per puro caso, alzo gli occhi e vedo un libro messo di traverso su quello scaffale arcobaleno di cui vi parlavo. E mi accorgo che il volume non ha il dorso. Prendo il libro fra le mani, quasi attratta da una forza magnetica, lo apro e i miei occhi si fermano proprio su quella parola, la prima appresa consapevolmente leggendo un libro e imparando con mamma – poco dopo – a utilizzare il vocabolario: “L’Abbaino“. E capisco tutto. Il libro non è mai uscito da casa dei miei genitori. Mia mamma sta aggiustando la copertina del libro per ricucire quel dorso che dopo le numerose letture prima mie (e poi di mia sorella) si è strappato da quel tessuto consumato dall’uso. Meno male, la copia della memoria è salva!
E veniamo al libro. Il romanzo racconta la storia di Sara, il cui padre prima di partire per un viaggio di affari in India la iscrive in un rinomato collegio femminile a Londra. Qui Sara riceve un trattamento privilegiato, e quando giunge voce che il padre di Sara ha trovato una miniera di diamanti in India, la sua situazione migliora ulteriormente. Tutto prosegue magnificamente finché un messo porta notizia della morte del padre di Sara a causa di una febbre. Da quel momento la direttrice del collegio Miss Minchin relega Sara in una soffitta e – pur non gettandola in strada, temendo che il nome e l’immagine del collegio possano risentirne – decide di sfruttarla come sguattera.
Nonostante tutte le difficoltà, Sara non si arrende e trova il tempo e la forza per aiutare le sue amiche del collegio, per prendersi cura delle più piccole: piccoli gesti di solidarietà che nell’imbarbarimento cui la direttrice del collegio la sta costringendo le permettono di continuare a sentirsi umana e di resistere alla situazione drammatica. C’è un lieto fine? Se non avete letto il libro non sarò certo io a svelarlo… Ma posso dirvi che insieme alla trama, sono tornati a galla tutti i ricordi personali legati a questo libro: il terrore che vivevo tutte le volte che i miei genitori mi dicevano «Se non ti comporti bene, ti mandiamo in collegio», la paura dell’abbandono, della morte, dell’ignoto, del cambiamento; e poi: l’amicizia, la capacità di essere giudiziosi, la generosità, la magia nascosta dietro l’angolo e la giustizia.
Voi avete un primo libro del cuore? Qual è il primo romanzo che ricordate di aver letto per scelta vostra e non perché qualcuno ve ne aveva regalato una copia (o – peggio ancora – vi aveva obbligato alla lettura di quel titolo specifico?)
C
(La piccola principessa di Frances Hodgson Burnett, DE Agostini, pagg. 176, euro 6.90)