Lo ammetto, ultimamente faccio fatica a finire i libri velocemente. Adesso ne sto leggendo uno che è a tratti noioso, a tratti interessante, ma non vi voglio anticipare niente…in ogni caso, questa altalena non aiuta a rimanere svegli la notte.
Così oggi mi do alle riflessioni sui libri.
Sarò la tua ombra era XO
Donne con il tacco 12 era Bad Sisters
Falli Soffrire era Why man love bitches
L’uomo che odiava Sherlock Holmes era The Shelorkian
Tra lavoro e studio ci siamo date alla latitanza, ma soprattutto abbiamo avuto poco tempo per leggere, di conseguenza poche idee, nuove, per scrivere di libri sul nostro blog. Ma il fine settimana, fortunatamente, è stato prolifico.
Si tratta ancora di Jeffery Deaver, e poi vi prometto che almeno per un mese di lui non ne parleremo più, ma intanto in libreria, con Rizzoli, era arrivato il suo ultimo giallo, Sarò la tua ombra, e io volevo sapere chi era la vittima e chi l’assassino. Tra le cose da segnalare, il fatto che questo libro in America e nei paesi dove si legge in lingua inglese è uscito ben otto mesi prima di arrivare in Italia e, manco a dirlo, il titolo originale non c’entra niente con quello che hanno scelto i nostri traduttori. Qui compriamo Sarò la tua ombra lì XO che è uno dei tanti neologismi di scrittura che arrivano direttamente dai messaggi di testo che a miliardi vengono mandati ogni giorno dai telefonino o via mail.
Questo romanzo l’ho letto prima ancora di diventare libraia per bambini. Mia mamma, prima di andare in pensione, era insegnante di lettere in una scuola media di Catania; un giorno, tornò a casa con un romanzo fra le mani che intendeva far leggere ai propri alunni. E io, quatta quatta, me ne sono appropriata e l’ho letto tutto d’un soffio. Ed è stato amore a prima vista.
«Bisogna trattare con cura le parole. Non ripeterle a ogni piè sospinto. Né usarle a casaccio, l’una per l’altra, raccontando bugie. Altrimenti si logorano. E, a volte, è troppo tardi per salvarle».
E’ uno fra i passaggi chiave del romanzo La grammatica è una canzone dolce, di Erik Orsenna. Protagonista indiscussa delle 139 pagine è la parola, senza la quale ciascun uomo sarebbe un deserto.
Ho letto un sacco in queste vacanze di Natale (che le Matte hanno fatto un pò come si fa a scuola e hanno fatto un bel ponte 🙂 ). Sono stata in libreria diverse volte per comprare regali agli amici, promettendo di non spendere soldi per me, ma disattendendo sistematicamente la promessa ripetuta a mente più e più volte. Di libri ne ho comprati e di libri ne ho spolpati, alcuni leggeri altri un pò più pesanti.
Parto da uno dei più leggere perchè il titolo del libro di Jules Stanbridge, La ricetta segreta della felicità (Leggereditore), mi aveva fatto venire voglia di sorridere, ma soprattutto di avere qualcosa a portata di mano che parlasse di dolci. Sarà stata l’aria natalizia? Non saprei!!!
Noi matte ce la siamo presa un po’ comoda durante queste vacanze. Ma la verità è che abbiamo cominciato a passare in rassegna le pile di libri sul comodino in attesa di essere letti.
E io comincio con “La Grammatica ti salverà la vita” di Massimo Birattari, un romanzo per ragazzi che la mia amica Anna mi ha regalato alla luce del mio recente successo all’Università di Catania dove ho appena vinto un dottorato di ricerca in Filologia moderna. Anna sa quanto per me sia penoso, da lettrice e da insegnante, assistere al trattamento che riserviamo alla grammatica italiana: una tensione inquietante verso la semplificazione. Solo che, a dispetto di ogni aspettativa, il libro in questione, non è una grammatica di consultazione, ma uno spassosissimo romanzo che mira a fugare i dubbi grammaticali più atroci che possiate immaginare.
Volevo leggere un bel giallo, pieno di colpi di scena e ho appena finito di leggerlo. Tanto appena che mi sto rigirando ancora il libro tra le mani tanto mi è piaciuto.
Che libro è? Signori e signore dopo l’esperienza di Carta Bianca, ho voluto tornare al “vecchio” e conosciuto Jeffery Deaver e in libreria ho acquistato Nero a Manhattan (Bur Rizzoli) e, come si dice alla catanese, mi sono arricriata.
Innanzitutto da quando sono stata a New York mi piace leggere i libri ambientati nei posti che ho visitato, perchè almeno so di che cosa stiamo parlando, e poi Deaver, in questo libro che ha scritto un bel pò di anni fa (correva l’anno 1988) è grandioso.
Ok, potrebbe sembrare poco fantasioso. Ok, probabilmente lo avete letto tutti. Ma perché andare in cerca di qualcosa di nuovo, quando esiste un libro perfetto da pescare sugli scaffali della nostra biblioteca personale per (ri)leggerlo? Perfetto non soltanto perché è bellissimo, ma anche perché è assolutamente in tema col periodo natalizio. Oggi parliamo di “Canto di Natale” di Charles Dickens, uno fra i racconti sul Natale più commoventi e famose (tanto da essere stato riletto anche in diverse versioni cinematografiche da “La vita è meravigliosa” di Frank Capra al più recente “Canto di Natale” in 3D con Jim Carrey, passando per “Canto di Natale per Topolino” di Disney, dove ovviamente Scrooge è “interpretato” da Paperon de’ Paperoni).
Per cominciare, stamattina, vi dico che quando sono andata in libreria stavolta ho preso una quantità di cose pesanti da leggere e da trasportare che, ad un certo punto mi sono detta: ” E ora, come sorridiamo un pò?”. Lo ammetto ho visto la copertina, ho letto il titolo e infilato il libro nella borsa insieme agli altri, senza informarmi su quello che mi stavo portando a casa.
Donne con il tacco 12 è il libro di Rebecca Chance, edito da Newton Compton, e uscito all’inizio della scorsa estate. Ma vi dico subito una cosa: il titolo non c’entra niente con quello di cui parla il libro e vorrei anche parlare con chi ha tradotto la versione inglese “Bad sisters” (Cattive sorelle) che invece è perfetto.
Quando non facciamo le Matte da leggere siamo giornaliste un po’ matte e, al momento, abbiamo per le mani un bel progetto editoriale del quale vi racconteremo a giorni. E’ una cosa da leggere, quindi ha assolutamente attinenza con il blog, non temete 🙂
Siamo totalmente concentrate su questa cosa e, in più, una delle due non riesce a finire l’ultimo mattone che aveva scelto. Ma anche stamattina un libro di cui parlarvi ce l’abbiamo, per il primo post a quattro mani che facciamo.
Abbiamo scelto L’ultima riga delle favole di Massimo Gramellini, il giornalista de La Stampa, che ogni mattina ci da la carica con il suo Buongiorno.
Questo romanzo avrebbe potuto essere un regalo del mio amico Edy (del quale vi ho parlato qualche post fa). Perché Edy è sempre andato a caccia (in quanto spacciatore di favole e fumetti) del libro perfetto non solo per me, ma anche per la fase specifica che mi trovavo ad attraversare. C’è stato il momento per la letteratura fantascientifica, la fase per suggerirmi autori che amava e che mi ha fatto amare e poi il tempo per dedicarsi alla ricerca dei libri al quadrato, visto che di una passione avevo fatto un lavoro…
E invece, non è stato un suo regalo, ma una casualità concretizzatasi una mattina di poco più di un anno fa in libreria.