Prendete Abramo Lincoln, prendete la Guerra di Secessione americana e metteteci anche i vampiri, mostri affamati che tessono trame politiche, pur di portare avanti una lotta interna tra diverse fazioni.
La leggenda del cacciatore di vampiri – Il diario segreto del presidente, di Seth Grahame-Smith in Italia con Editrice Nord, è la versione rivisitata in chiave pulp della storia di uno dei presidenti più famosi degli Stati Uniti, una versione che è già diventata film con la trasposizione cinematografica nelle sale con la regia, indovinate di chi? Di Tim Burton.
Una storia d’amore o una favola per bambini? Cose da salvare in caso di incendio di Haley Tanner è entrambe le cose. E’ il racconto del legame che si stringe tra due bambini, Vaclav e Lena, e che va al di là del tempo e di quello che succede mano a mano che i due diventano adolescenti.
I due sono entrambi russi emigrati in America. Ma sono arrivati in modo diverso e le loro famiglie hanno avuto un modo personale di adeguarsi al “nuovo mondo”.
Lui è un aspirante mago e si fa chiamare “Vaclav il Magnifico“, lei è la sua assistente “Lena, la sua incantevole assistente“. Il loro sogno è di esibirsi a Coney Island a New York, per fare vedere a tutti che, quelle ore passata a provare i numeri, li hanno resi unici.
Se non l’avete mai letto, dovreste proprio farlo. Se lo conoscete, riscopritelo.
Certamente perché riconosciuto come uno fra i più grandi capolavori della letteratura russa del XX secolo, tanto da aver spinto Eugenio Montale a definire questo romanzo come “un miracolo che ognuno deve salutare con commozione”. Ma non soltanto. Michail Bulgakov, infatti, costruisce il/i suo/suoi romanzo/i su una visita del diavolo nell’Unione Sovietica di Stalin: una vera e propria satira dell’epoca. Ma i temi cari alla letteratura senza tempo che Bulgakov riprende sono tantissimi, primo fra tutti quello dell’ebreo errante: una figura della mitologia cristiana (che – stando alla leggenda – colpì Gesù lungo la via della Crocifissione e al quale fu data la maledizione di camminare sulla terra fino al tempo della Seconda venuta) che è diventata protagonista di numerose opere (dal “Faust” di Goethe a “Melmoth l’uomo errante” di C.R. Maturin, fino al “Melmoth riconciliato” di Balzac… ma potremmo continuare con un lungo elenco.
E la già intricata trama si intesse anche con la travagliata vicenda compositiva del romanzo stesso.
Ogni lettore ha una fissazione. La mia è legata ai libri che parlano di libri.
Come vi ho accennato nell’articolo “Mistero sul Bibliobus”, tutte le volte che mi aggiro per una libreria è una tentazione cui non riesco a resistere… Così, quando ero libraia, avevo dedicato un intero scaffale (ma avrei potuto spingermi oltre) a chi come me (e non sono pochi, credetemi) cerca sempre una novità sul tema. Adesso se entro in libreria senza un’idea precisa e da sola non riesco a trovare qualcosa che mi ispiri, chiedo (e normalmente lo chiedo sempre alla stessa persona – Pasqualino – in modo da non essere presa per matta da troppe persone in città).
Volevo un libro da spiaggia e sono andata dritta dritta verso la meta senza neanche guardare le pile di libri impegnati e pesanti. Volevo un libro da leggere stravaccata sotto un ombrellone oppure sulla sabbia senza temere che si rovinasse e senza temere che una semplice distrazione mi facesse scordare di che stavamo parlando.
Avevo già letto Un Regalo Da Tiffany, di Melissa Hill e così sono andata sul sicuro comprando Innamorarsi a New York, sempre della stessa autrice.
Perchè ho afferrato questo libro da uno degli scaffalli della libreria? Perchè il titolo mi ha fatto sorridere.
Leggendo “Tutte le famiglie sono psicotiche” di Douglas Coupland, ho pensato che di famiglie pazze, fuori dalle righe, dove le parole depressione, amore e sì, anche felicità, sono gli ingredienti principali per vivere una vita in comunione, ne conosco un sacco.
Certo qui siamo a livelli da record, ma il senso è che ogni famiglia ha i suoi problemi, grandi o grossi che siano e il modo per andare avanti è affidarsi gli uni agli altri e cercare di superare gli ostacoli insieme. E in questo libro gli ostacoli, apparentemente sembrano davvero insormontabili.
Leggo un sacco. Di tutto. Vado in libreria e compro ciò che mi capita a tiro. Vedo una copertina carina e il libro è mio. Leggo la seconda di copertina e arriccio il naso e ripongo il testo nello scaffale. Ricordo il consiglio di un’amica e faccio strisciare la carta di credito. Oppure ancora vado a cercare in quelle parti della libreria dove non va nessuno, per scoprire qualcosa che nessuno, o quasi, ha letto.
Non sono una bookaholic, ma per questo mio primo post volevo raccontarvi che mi piace scegliere, ma soprattutto mi piace fantasticare grazie ai personaggi che ci sono nei libri. E a volte la notte tiro fino a tardi, per sapere come va a finire quel giallo, quell’horror, quel libro per bambini senza figure o anche quell’amore iniziato male, ma che, per farmi contenta, potrebbe finire meglio.
Al momento sul mio comodino si trova un libro acquistato un po’ per caso, un po’ per una mania che ho sviluppato negli anni: i libri che parlano di libri.
Nel tempo ne ho fatto una vera e propria malattia e tutto quello che trovo sull’argomento finisce sugli scaffali della mia libreria. Così un giorno, mentre mi aggiravo un po’ smarrita in cerca di qualcosa che solleticasse il mio interesse, mi sono imbattuta ne “Il caso dei libri scomparsi” di Ian Sansom (edito da TEA, pagg. 311, euro 12,00).