Ci sarebbero infiniti aggettivi (qualificativi) che ci permetterebbero di invogliarvi all’acquisto di questo romanzo: particolare, innovativo, divertente, irriverente. Ma quello che più frequentemente è tornata nei racconti-spiegazione-recensione-descrizione del romanzo in questione (fatti a mia mamma, a Mariangela, agli amici…) è – senza dubbio – stato “GENIALE“. E questo per tanti, tantissimi motivi: a partire dall’idea alla base della narrazione, per finire con l’impostazione grafica del romanzo, passando per i mille e più “rimandi” e citazioni che trovano spazio all’interno del romanzo.
Vediamo di spiegare dentro cosa ci troviamo. Quando si apre “La vendetta del traduttore” di Brice Matthieussent ci immergiamo nelle note a piè pagina (quelle che si trovano al di sotto di una linea nera che divide il testo tradotto dalle N.d.T, ossia le note del traduttore).
Ve l’avevo detto, dopo avere letto le Cinquanta sbavature di Gigio non ho potuto fare a meno di passare, per la curiosità, al libro, anzi, ai libri, che avevano generato quell’idea che, ancora adesso mi fa sorridere .
Ho acceso il mio iPad sono andata nella sezione dedicata ai libri e ho scaricato l’anteprima dell’ebook di Cinquanta sfumature di Grigio, di E.L.James, edito da Mondadori. Credo fossero i primi due capitoli. Ci ho pensato per tutta la notte e poi l’indomani, ho scaricato l’ebook completo (costa poco meno di sette euro la versione digitale ).
Dopo neanche dieci giorni avevo acquistato anche Cintanta sfumature di Nero e Cinquanta sfumature di rosso.
E’ inutile che ve lo ricordi, il libro ha fatto parlare di sé da quando l’otto giugno scorso è arrivato anche nelle librerie italiane, diventando un vero e proprio caso editoriale.
Di tanto in tanto mi capita. Non sono una che rilegge spesso, ma ci sono alcuni titoli della mia biblioteca personale che di tanto in tanto tornano sul mio comodino… E sempre con mia somma soddisfazione. Sono un po’ dei libri rifugio, in cui torno a cercare eventi e situazioni che in qualche modo mi aiutano a mettere ordine nella mia vita.
“Il giovane Holden” è un po’ così. Mia mamma mi suggerì di leggerlo quando avevo la stessa età, la stessa voglia di rivalsa, la stessa rabbia incontenibile nei confronti del mondo, lo stesso desiderio di ribellione del protagonista Holden Caulfield. Mia mamma sosteneva non solo che l’avrei amato con tutta me stessa, ma anche che mi sarei identificata molto con Holden e che – magari – leggerlo mi avrebbe aiutata a capire di più anche il mondo degli adulti. Io ero un po’ perplessa: cosa avrei potuto trovare in un romanzo, pubblicato nel 1951 e facente riferimento alle settimane immediatamente precedenti al Natale del 1947? Ma già dopo poche pagine avevo dovuto ricredermi, perché l’attualità della storia è incredibile…
Questo libro non sapevo neanche che esistesse fino a che non ho avuto una segnalazione su Twitter. La curiosità è stata troppo forte e sono andata in libreria, anche se ve lo dico fin da subito, esiste anche la versione ebook.
L’ho comprato e l’ho messo in borsa. E’ piccolo e si fa portare in giro facilmente.
Ho cominciato a leggerlo mentre ero dal parrucchiere che dopo mezz’ora mi ha chiesto: “Ma si può sapere che cosa stai leggendo che è da quando sei arrivata che ti stai spaccando dalle risate?”
E’ stato in vetta alle classifiche di vendita già a pochi giorni dalla pubblicazione. Ha vinto il premio Bancarella. E’ stato definito «enigmatico come “Il nome della rosa”» e «avvincente come “I pilastri della terra”».
Un esordio letterario entusiasmante quello di Marcello Simoni, autore de “Il mercante di libri maledetti“, un’opera prima che rimarrà nella storia. Stupisce allora che la pubblicazione del romanzo di Simoni (trentacinquenne ferrarese, ex archeologo e oggi bibliotecario) sia arrivata dopo il successo dell’edizione spagnola (nel 2010, “El secreto de los cuatro ángles”, un titolo che – a dire la verità – è meno evocativo, ma più centrato sul romanzo).
Sono stata in libreria settimana scorsa e ho comprato cose meravigliose…per me naturalmente!!! Qualcosa l’ho già divorata, qualcosa attende con impazienza di passare dal comodino al letto (il posto dove preferisco leggere) per poi avere una postazione nella libreria (dove ormai, lo posso dire con orgoglio, non entra quasi più nulla).
In uno dei banconi della libreria ho trovato l’ultimo di Jeffery Deaver, La Consulente, edito da Rizzoli.
Quando ho letto questo romanzo per la prima volta, avevo poco meno di 12 anni. Avevano assegnato questo romanzo come lettura per le vacanze… Ma devo dire che il titolo non mi allettava affatto. Non capivo cosa potesse nascondersi dietro quelle due parole di uso quotidiano: “Lessico famigliare“; non capivo cosa potesse rendere attraente il linguaggio di una famiglia, cosa lo rendesse così speciale. Poi l’ho aperto e ho capito. E siccome qualche giorno fa sono stata nominata cultrice di Linguistica e glottologia all’università di Catania, mi sembra doveroso, scegliere un titolo in qualche modo connesso a questo nuovo traguardo raggiunto.
“Lessico famigliare”, pubblicato nel 1963 , è una cronaca ironico-affettuosa della vita quotidiana della famiglia Levi a Torino dagli anni 20 ai primi anni 50. La dimensione cronologica ripercorre i fatti dell’età fascista, della seconda guerra mondiale (compresa l’uccisione del marito dell’autrice per attività politica antinazista), della persecuzione degli ebrei fino ad arrivare al suicidio di Cesare Pavese e alla caduta delle illusioni della Resistenza.
C’è stato un periodo in cui mi sono tenuta ben lontana dalle case editrici blasonate. La giustificazione principale, e che davo a chi mi chiedeva perchè, era che volevo scoprire cosa c’era nell’ “altra editoria“, la seconda giustificazione, che ho maturato dopo un pò è che volevo trovare qualcosa che in pochi avessero letto e potere dire “io l’ho fatto“. 🙂
Pensiero contorto, ma spero esaustivo!!!
Tra quei libri che ho letto ce ne sono alcuni che mi sono piaciuti più di altri e che, anche se non più nuovissimi, potrebbe valere la pena di leggere.
E’ il libro perfetto da “raccontare” su un mezzo di comunicazione elettronica come questo blog. Tutto inizia, infatti, con un serrato scambio di e-mail fra diplomatici e prosegue fra letture di appunti privati e diari… Per concludersi con un’ultima e-mail. Un cerchio che si apre per richiudersi su se stesso dopo aver cercato di dare risposte a una domanda legata al mondo della letteratura e del libro: “Dov’è sepolto Voltaire?“. Un interrogativo che si solleva durante una cena fra uomini di Stato. Una curiosità che necessita e merita una risposta. Ma nessuno lo sa.
C’è chi sostiene che i resti dello scrittore si trovino ancora al Panthéon; altri sono a conoscenza della profanazione della sua tomba a seguito della quale solo il cuore del grande filosofo francese sarebbe stato conservato nella Biblioteca nazionale di Parigi (ma sarà autentico?).