Vi ho recentemente parlato di uno dei miei libri preferiti, il mio primo “libro al quadrato”. Ma non vi ho detto che dopo aver letto “La storia infinita” mi sono dedicata alla lettura dell’opera omnia di Michael Ende. Il secondo romanzo dello scrittore tedesco che mi passò fra le mani è stato “Momo“, che p stato anche oggetto di due trasposizioni cinematografiche: un lungometraggio nel 1986 e un cartone animato nel 2001. Il tema al centro del racconto è il tempo e soprattutto del modo in cui viene impiegato nella società moderna: una profonda e feroce critica del consumismo e della frenesia del vivere moderno.
La trama è una favola semplice, ambientata in una città senza nome dove trova rifugio una bambina di nome Momo. Nessuno sa da dove arrivi, né tantomeno chi sia, ma i cittadini “adottano” Momo e si prendono cura di lei scoprendo giorno dopo giorno che Momo è una bambina speciale, capace di rappacificare gli animi, trovare soluzioni ai problemi più disparati, far sbocciare la fantasia dei bambini. Non ha alcun potere magico, la sua abilità speciale alberga solo nel saper ascoltare gli altri… Di concedere loro il proprio tempo, senza dispensare consigli né esprimere opinioni. E’ così che in poco tempo Momo riesce a conquistare l’amore di tutti.
Mentre sembra che si stia ricreando l’ordine costituito delle cose, la città senza nome viene invasa dai misteriosi e bigi signori grigi (gli agenti della Cassa di risparmio del tempo) che vogliono impadronirsi del tempo degli uomini, indispensabile alla loro sopravvivenza. Il tempo viene “venduto” dagli uomini in una sorta di moneta: le “ore fiore” dalle quali i signori grigi ricavano sigari che garantiscono la loro sopravvivenza. Ma si tratta di una trappola. Gli uomini sono convinti di risparmiare e di agire bene. Ma chi vende il proprio tempo agli uomini grigi svuota di senso la propria esistenza e comincia a vivere freneticamente. Momo è l’unica a non subire il fascino dei signori grigi e pertanto diventa immediatamente il loro nemico numero 1. Gli uomini grigi cercheranno di corrompere Momo in tutti i modi che possiate immaginare, ma lei con l’aiuto della tartaruga Cassiopea – sul cui carapace è possibile leggere il futuro prossimo – per raggiungere Mastro Hora ed escogitare un piano per far tornare la normalità. Momo non ha molto tempo per sistemare le cose, solo un’ora fiore sul palmo della sua mano segna lo scoccare dei minuti che Mastro Hora le ha concesso fermando lo scorrere incessabile del tempo.
Come sono solita fare, non vi dirò quali avventure dovrà vivere Momo per poter riconsegnare agli uomini il tempo sottratto in ore fiore, ma mi preme sottolineare il simbolismo che Ende consegna a questi elementi fiabeschi. Ende è convinto che la frenesia del vivere contemporaneo faccia perdere di vista l’obiettivo finale degli uomini: la felicità e la qualità della vita. Le ore fiore sottratte agli abitanti della città senza nome sono metafora del tempo che sfugge di mano se non si sanno assaporare gli attimi dolci, i piccoli piaceri della vita di ogni giorno.
E visto quanto freneticamente siamo costretti a vivere, rileggere (o scoprire) il racconto di Ende può permetterci di riconciliarci con il nostro tempo e di imparare a concedere del tempo a noi stessi e regalarne altro alle persone che amiamo.
(“Momo” di Michael Ende, Longanesi, 18 euro)
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