Questo è uno di quei libri che metto nella lista di quelli strani.
Comprato almeno un paio d’anni fa (in realtà forse molto di più), L’isola sotto al mare di Isabel Allende (Feltrinelli), ha viaggiato nella mia borsa del mare dall’inizio di giugno fino a qualche giorno fa.
Ho trovato complicatissimo finirlo, innanzitutto perché a mare ci sono andata veramente poco, poi perché ci sono stata quasi sempre in compagnia e quindi era difficile raccapezzarsi tra una pagina e un’altra mentre qualcuno mi parlava raccontandomi, nella maggior parte dei casi, cose molto piacevoli, ma il vero motivo per il quale non sono riuscita ad applicarmi è consistito nel fatto che questo libro non mi ha mai preso veramente, se non nelle ultime 50 pagine.
Qualcuno, che mi ha visto tirarlo fuori dalla borsa ogni fine settimana per quasi due mesi, mi ha chiesto “perché non lo molli?”, ed io più di una volta sono stata sul punto di farla davvero questa cosa. Solo che poi a mollare i libri mi dispiace sempre, in più questo libro è un libro storico, parla di un fenomeno (quello della schiavitù) che non conosco bene, e quindi volevo vedere davvero cosa era successo, infine la storia di Tetè volevo vedere come andava a finire.
La storia di Tetè, una donna nata schiava che dalla vita quasi sempre riceve solo schiaffi e percosse, si intreccia con la storia di due continenti, il Nuovo e il Vecchio che si sviluppano uno a fianco all’altro in un periodo in cui il collegamento tra di loro, sebbene la distanza, è davvero stretto, ed è rappresentato, in fin dei conti da isole colonizzate da francesi e spagnoli.
Tutto ha inizio sull’isola di Saint Domingue, colonia francese, dove tutto ha a che fare con un altro modo governato dai defunti e dai loa. I veri abitanti di quest’isola, quelli che ci sono nati, o quelli che vengono portati su navi cariche di schiavi, vivono in condizioni disumane e, in attesa della morte, con pazienza attendono di andare in un’altra isola di pace, quella sotto il mare, della quale parlano continuamente.
Zaritè, tetè, a nove anni viene venduta da Violette ad un francese che a Saint Domingue è arrivato in piena adolescenza, Toulouse Valmorain, che ha prende in casa affinché si occupi della moglie. Ma Tetè, negli anni, avrà diversi ruoli, e violentata dal suo padrone da piccolissima diventerà madre (più volte), infermiera, guaritrice. E lei stessa a raccontare in prima persona alcuni capitoli di quello che succede raccontando con nostalgia alcuni dei momenti più dolorosi della sua esistenza che, ad un certo punto, si svolge a New Orleans, dove Valmoiran si trasferisce dopo essere sfuggito ad una violenta rivoluzione.
E’ una storia di violenza, di amore, di passione, di egoismo. Un romanzo storico che racconta una situazione, quella degli schiavi, nella sua più totale crudezza.
Niente a che vedere con la Casa degli spiriti, quello è un capolavoro che ho letto tutto d’un fiato, qui ho faticato un sacco, sebbene sia ben conscia del grandissimo e accurato lavoro che è stato fatto per comporre una storia che abbraccia un periodo storico lungo quasi cinquant’anni.
(L’isola sotto al mare/Isabel Allende/ Feltrinelli/ pp 496/ 19,00 €)
Mari