E il primo libro dell’anno è andato. Detta così, da una che si professa Matta da Leggere, non è una bella cosa, ma è la verità.
Ultimamente (che poi è già da qualche tempo) ho il blocco del lettore e riesco ad iniziare un sacco di libri, ma ne finisco davvero pochissimi. Non credo che abbia a che fare con la storia dei diritti del lettore che se un libro non ti piace non lo finisci, credo che abbia a che fare solo con la mia stanchezza mentale, che al momento è realmente tanta.
Ma sabato e domenica scorsi mi sono messa d’impegno, mi sono data un obiettivo e non mi sono addormentata prima di finire almeno un libro…vi dirò, dopo avevo voglia di iniziarne un altro, ma era già l’una di notte e dopo poche ore la mia sveglia del lunedì mattina avrebbe suonato e ho deciso che era meglio chiudere gli occhi.
Il libro in questione è L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender, in Italia con Minimum Fax dal 2011 e che io ho scoperto grazie al gruppo di lettura della libreria Vicolo Stretto. In realtà avrei dovuto leggerlo per metà dicembre, ma già all’inizio del mese scorso sapevo che avrei saltato l’incontro e allora me la sono presa con comodo…un po’ troppo in effetti.
Partiamo dalla fine, per una volta, con una considerazione che riguarda la casa editrice. La Minimum Fax ha titoli e autori che vale la pena leggere e poi le copertine sono una più bella dell’altra, mi dispiace solo che alcuni miei amici, quando la cito non hanno idea di chi io stia parlando. Nel caso in cui qualcuno della Minimum Fax stesse leggendo quello che mi/gli chiedo è: perché nella versione originale la torta in copertina è ricoperta di cioccolato, mentre in quella italiana di glassa bianca. Considerazioni utili? Sicuramente a me ha fatto specie.
Passiamo al libro. Quando l’ho comprato pensavo che potesse essere una lettura semplice, particolare, divertente…mi sbagliavo di grosso. Avrei dovuto capirlo dal fatto che la proposta veniva da Vicolo Stretto che ci sta mettendo alla prova, libro dopo libro. Mi piace.
La protagonista è Rosie. E’ lei a raccontare della sua famiglia e del suo “dono”. Nel giorno del suo nono compleanno, proprio quando la madre le prepara una torta al limone (il suo dolce preferito) Rosie scopre che ogni boccone è un’esplosione nella sua bocca: percepisce le emozioni di chi ha preparato il cibo. Non è contenta di quello che viene a sapere della madre assaggiando la torta e, con il passare dei giorni, dei mesi e degli anni, utilizzerà tutta una serie di stratagemmi per fare si che la tristezza di chi prepara il cibo non la invada. Lei è una bambina eppure deve interfacciarsi con sentimenti come la solitudine, l’angoscia, il tradimento, l’ansia…c’è poca felicità nel mondo che la circonda. Rosie racconta di questo potere all’amico George e al fratello Joseph, poi per anni più a nessuno. E’ grazie a questo potere che Rosie riesce a raccontare della sua famiglia e a raccontare di suo fratello, un genio incompreso che solo in alcuni momenti riesce a comunicare con chi gli sta attorno.
Lo stile che ha utilizzato l’autrice mi è piaciuto molto. Niente virgolette, neanche nei dialoghi. Del resto siamo direttamente nella testa di Rosie, vediamo con i suoi occhi quello che succede nel suo mondo, sentiamo i suoi sentimenti, percepiamo quelli degli altri. La lettura, a tratti, risulta disturbata così come è disturbato il cuore di Rosie quando, grazi , o per colpa, del suo potere, viene a scopire cose delle quali forse non vorrebbe mai sapere.
Ci sono stati libri in cui tutto appariva come un monologo interiore e che non mi sono piaciuti, in questo caso non ho avuto questa sensazione.
Adesso mi tocca finire gli altri libri che ho in casa. Non comprerò roba nuova per diverso tempo, promesso.
(L’inconfondibile tristezza della torta al limone/ Aimee Bender/ Minimum Fax/ pp 332/€ 16,50)
Mari