L’amore dura tre anni, di Frederic Beigbeder (Feltrinelli), potrei averlo comprato anche tre anni fa. Non ricordo. So di averlo scelto perché il titolo mi era sembrato abbastanza verosimile, anche se io, senza neanche averlo aperto, un libro del genere ( o almeno del genere che pensavo) all’epoca lo avrei titolato L’amore dura quattro anni. Punti di vista, evidentemente.
E’ stato uno di quei libri comprati, iniziati, riposti, riaperti, ricominciati, posati ancora una volta, dimenticati, sentiti nominare (perché nel frattempo ho anche evitato di vedere il film), ritrovati e ri-ricominciati. C’è un po’ di Francia ultimamente nell’aria (vedi Pennac, tra le altre cose) e allora visto che questo era un libro francese ho deciso che dovevo arrivare fino in fondo. Ed è stata la volta buona.
Tra l’altro visto che è assolutamente tascabile, qualche sera fa, tirandolo fuori dalla borsa ho anche avuto un’accesa discussione con un semi-sconosciuto (semi perché alla fine eravamo ormai grandi amici), sulla vera durata dell’amore; una discussione che poi si è protratta anche nei miei sogni, guarda un po’ che scherzi ti va a fare il subconscio.
E chi la sa la durata dell’amore? E’ stata questa più o meno la conclusione, sia nella versione reale che in quella onirica.
Di questo libro ho parlato con tutti quelli che in questi giorni mi hanno chiesto che cosa stessi leggendo, anche perché il titolo fa storcere il muso non a pochi.
Fatto sta che oggi, che ho finalmente messo la parola fine su questa lettura, davanti al mare con la musica di Amelie nelle orecchie e con il suono dell’acqua che si muoveva piano piano sugli scogli che stanno sotto piazza Castello ad Aci Castello, mi sono detta ” e ci voleva così tanto per finire di leggere questo bel libro'”.
Perché L’amore dura tre anni è un bel libro. E’ cinico ma intelligente, perché nessuna delle conclusioni alle quali giunge il protagonista è buttata lì per caso. Ognuna è pesata e valutata, come piace a me.
Il protagonista del libro è Marc, un mio coetaneo, più o meno, (ma sorvoliamo sull’età adesso :)) , pubblicitario, ma anche un po’ giornalista, che scrive di cose mondane e nel frattempo sta definendo il suo libro. Secondo lui l’amore dura tre anni, è il tempo che gli ci è voluto per capire che il suo matrimonio con Anne non funziona più. E’ il tempo che gli ci è voluto per finire una cosa e iniziarne un’altra, con la paura che anche una nuova relazione amorosa potrebbe, allo scadere dei tre anni, essere consumata e punto. Marc si innamora di Alice, una ragazza non convenzionale che lo trascina in una relazione fatta di alti e bassi dove la passione viene declinata in ogni modo. C’è passione in ogni pensiero che Marc dedicata ad Alice, in ogni ragionamento che lo porta a valutare questa relazione dalla quale non può e non vuole uscire.
Il libro si compone di 45 piccoli capitoli che sono in realtà 45 riflessioni. Marc, scrivendo più per se stesso, che per gli altri, di quello che gli accade, fa una disanima cinica di quello che è l’amore: un evento in cui la chimica è protagonista assoluta e che rende quasi inutili tutti gli sforzi tesi a contrastarla.
Ma davvero l’amore ha una scadenza? E se la scadenza esistesse davvero, noi potremmo mai fare qualcosa per evitare una fine per molti già scritta? Vi lascio con queste domande, quelle che mi sono fatta io e che, in questo momento, mi fanno tanto sorridere.
(L’amore dura tre anni/Frederic Beigbeder/Feltrinelli/ euro 7,00/ pp 144)
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