Al C(L)UB abbiamo “archiviato” un’altra lettura, La fortezza di Jennifer Egan, Minimum Fax.
Trovare letture ambientate all’interno di un Castello si sta rivelando una cosa un po’ più complicata del previsto, ma basta cercare e ti si apre un mondo intero, di classici naturalmente, ma anche di tante storie molto più recenti che sono ambientate in una qualche costruzione che ha a che fare con il passato.
Nel libro intitolato La Fortezza mi sono imbattuta dopo avere fatto diverse ricerche e l’ho proposto al gruppo un mese fa. Ci siamo incontrate (stavolta eravamo tutte donnine) e ne abbiamo parlato. Come ogni volta che il gruppo si riunisce alla fine della serata tutte abbiamo avuto un quadro molto più completo della visione personale che ognuna si era fatta leggendo il libro da sola.
Questo romanzo racconta la storia di Danny, un giovane newyorkese completamente dipendente da internet e ossessionato dalla possibilità che il suo telefono rimanga isolato per troppo tempo. Danny, per un motivo non meglio specificato, a New York ha qualche problema per il quale sarebbe meglio allontanarsi per un certo tempo, così la proposta del cugino Howard di trasferirsi a decine di migliaia di chilometri da casa, in un castello che sorge in un luogo completamente isolato, arriva al momento giusto. I due hanno un rapporto strano, non si vedono da anni e tra un capitolo e un altro Danny torna al passato ricostruendo una vicenda che li vede entrambi protagonisti e che, in un modo o nell’altro, ha segnato le loro vite. Ma il libro è un gioco, un gioco che coinvolge direttamente il lettore, che proprio quando si sarà fatto un quadro chiaro (più o meno) della situazione che gli viene presentata, dovrà cercare tra le pagine tutti gli indizi per non perdere il ritmo di stravolgimenti continui.
Nonostante Danny sia ossessionato dalla mancanza di connessione (porta con se una piccola parabola per cercare campo in quel luogo così isolato che è il castello), la sensazione che ho avuto io leggendo il libro è quella di essere assolutamente decontestualizzata da una qualsiasi dimensione temporale, riconducibile ad un periodo storico oppure ad un altro. Cosa che però non ha a che fare totalmente con tutto il libro.
Che ha pensato il gruppo di lettura de La Fortezza? Credo di avere capito che l’impressione generale sia legata alla discontinuità narrativa, che non va vista nel senso negativo del termine, ma va considerata nel senso che emerge chiaro dalla lettura e cioè che le storie sono diverse, che si legano tra loro in maniera sorprendente, che non esiste un’unica soluzione ai problemi, e che dietro qualunque personaggio ci sono delle zone d’ombra e delle zone invece che solo apparentemente possono apparire soleggiate. Del resto il confine tra realtà e fantasia, in moltissime pagine è così sottile che a tratti, e solo per brevi istanti, sembra di avere tra le mani un libro che appartenga più al genere fantasy che a qualunque altro.
L’idea di Howard e del suo gruppo di collaboratori è quella di rendere quel castello un luogo per rigenerarsi, per distaccarsi dalla realtà di tutti i giorni, dall’essere ossessionati da internet e da tutti i modi che ci tengono iperconnessi. Non so quante persone sarebbero disposte a farlo veramente per un periodo tale da potersi ridefinire “sani”, perché in fondo, oggi, siamo tutti un po’ ammalati.
(La Fortezza/Jennifer Egan/Minimum Fax/ pp 320/ € 18,00)
Mari