Alla regola che mi ero data per questa estate (ricordate? Avevo deciso di leggere solo ed esclusivamente “libri al quadrato”) c’è stata un’unica eccezione: La cacciatrice di bugie di Alessandra Monasta.
Ero a Stromboli: niente tv, bimbo stanco per l’aria di mare e lunghe nottate in terrazza… Il cocktail perfetto per fare lunghe sedute di lettura. Quindi, nell’arco di una nottata avevo già finito il libro che avevi portato in viaggio con me. Per fortuna, a Stromboli c’è una bella libreria con una brava libraia dove amo far tappa: è “La libreria sull’Isola” che la sera si trasforma anche in un piccolo cinema all’aperto dove si proiettano anteprime e grandi classici. E ogni anno
(o meglio, ogni volta che Marzio ed io andiamo a Stromboli) la libreria, che ci sia o no l’esigenza impellente di una nuova lettura, è comunque una tappa obbligata in una delle passeggiate-missione verso il paese.
Quest’anno, il consiglio della libraia è caduto proprio su La cacciatrice di bugie anche perché “l’autrice viene sempre a Stromboli, lo fa da quando era ragazzina”. Insomma, diciamoci la verità, il libro giusto al momento giusto. Anche perché (non so voi, ma per me è così) le coincidenze mi intrigano e allora, complice il titolo indovinassimo e altre piccole questioni (tipo il fatto che adori la casa editrice Longanesi, una quarta di copertina intrigante, alcuni dei luoghi i cui si racconta, i legami della storia con il mondo del giornalismo…), il libro è finito nel sacchetto insieme ad altri libri per Bubù (La filastrocca dei sette vulcani, Pezzettino e L’albero Alfabeto… Ma di questi avremo modo di parlare in altre sedi).
Il libro è autobiografico. E il racconto parte da una chiamata improvvisa che la protagonista riceve: le sue competenze sono richieste in un importante caso giudiziario. Lei è una specialista. Ha il dono dell’orecchio assoluto ed esegue perizie foniche per il tribunale di Firenze. Inoltre è “incredibilmente empatica” (come si è sentita ripetere decine e decine di volte, sin da quando era bambina).
Quindi un lungo salto ci porta indietro nel tempo, quando la protagonista iniziava appena a muoversi nel mondo del lavoro. Da qui in poi – pezzetto dopo pezzetto – ricostruiamo al vita di Alessandra come in un puzzle che sappiamo ci porterà a quella chiamata da parte del procuratore di Firenze. Alessandra, trascrivendo le intercettazioni telefoniche e ambientali dei casi in cui viene chiamata come perito fonico forense è capace di “entrare” nella vita delle persone coinvolte in quel caso; alla fine del suo lavoro conosce così bene le inflessioni e le pieghe che le loro voci prendono quando sono sotto stress, sotto pressione, in tensione… Che – lo può affermare con certezza – li conosce meglio di loro stessi; vive sulla sua stessa pelle le emozioni delle persone coinvolte. Questo dono, però, è per Alessandra anche una condanna perché il suo talento nel lavoro ha ripercussioni inevitabili anche nella sua vita privata. Alessandra fiuta le menzogne a distanza di chilometri (e non solo nelle parole, nelle frasi… Ma anche negli sms e persino nei silenzi, nelle pause tra una frase e un’altra…). E questo, alla sua vita privata non giova, ma solo nel senso che Alessandra è capace di scoprire le menzogne che la circondano molto (ma proprio molto) in fretta. Ed è sempre difficile scegliere di ignorare le bugie di amici, conoscenti, familiari… E soprattutto dell’uomo di cui ci si è (forse) innamorate.
Le sue abilità sono richieste anche in quelli che sono diventati i casi di cronaca più sconvolgenti d’Italia… Ma viverli dall’interno è tutt’altra cosa che conoscerli attraverso i telegiornali e le trasmissioni televisive. Per questo Alessandra deve imparare a sviluppare anche una grande forza e resistenza emotiva. E anche questo non giova alla sua serenità di donna e di compagna. Anche perché “uscire” dalla storie su cui lavora diventa sempre più difficile, soprattutto quando il caso è urgente e le ore passate all’ascolto di intercettazioni telefoniche e ambientali sono davvero davvero tante. Ma oltre risolvere i casi su cui lavora, Alessandra riuscirà a trovare un compagno capace di lasciarsi andare, di vivere con una persona capace di leggere ogni sussulto vocale, ogni sospensione di pensiero?
Non so se sia giusto definire romanzo, una biografia che si muove attraverso i casi giudiziari e di cronaca italiani. Certo è che questo libro sfugge a ogni inquadramento. La prosa sobria di Alessandra Monista ci conduce in un genere ibrido che fa della biografia romanzata, o piuttosto di questo diario scritto a ritroso, un poliziesco con note rosa e un giallo tinto di pennellate noir. Lo sguardo unico che l’autrice offre su queste storie è straordinario e la storia di come l’autrice sia cresciuta professionalmente è avvincente proprio come una fiction.
Alessandra con i suoi post-it gialli collocati sulla tela di relazioni delle vite che ascolta in segreto, con in mano una matita, un blocco di appunti e sul tavolo una tazzina di caffè fumante. Cuffie per ascoltare, un registratore e poi un computer e tanto disordine a circondarla (almeno finché il caos non è chiuso, poi l’archivio è tutta un’altra cosa). Ed è bello scoprire come lavora un perito fonico forense, forse più in generale anche la rete dei consulenti delle forze dell’ordine. E i temi che l’autrice affronta raccontando i casi che costellano la narrazione toccano temi come lo stalking, il razzismo, lo stupro… E poi ancora la cronaca nera con il delitto di Erba, la strage dei Georgofili. Quasi singoli episodi polizieschi, ricostruiti con grande cura, di cui a me è dispiaciuto si sapesse poco sui singoli finali che restano come “appesi”. La grande struttura dove si incastrano tutti i casi raccontati da Alessandra, che l’hanno condotta a quella chiamata su cui si apre il libro “liquida” forse un po’ troppo rapidamente la conclusione dei singoli casi… In realtà poco importa, perché se da un lato si approfondisce molto il lavoro che c’è prima di entrare in n’aula di tribunale dall’altro tutte queste questioni sono ormai storia… A me, però, sarebbe piaciuto che anche queste componenti venissero approfondite un po’ di più. Un libro da leggere per perdersi fra pagine di grandi verità che fanno la storia di un Paese e che però sono sapientemente mescolate alle piccole verità di una vita privata.
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