Questo è stato il libro di ottobre che mi ha più sorpreso e vi spiego perché.
1) pensavo di avere in mano un romanzo e invece ho scoperto che quello che avevo in mano non era solo un romanzo
2) la sua lettura mi è stata proposta in un momento in cui avevo già altri tre libri da leggere ed ero assolutamente convinta che non sarei riuscita a finirlo in tempo (ho finito un paio d’ore prima della presentazione catanese)
3) ho scoperto solo conoscendo l’autrice, che del libro se ne era parlato già su questo blog grazie al nostro Matto per le Matte Leonardo Lodato
4) non si conosce mai davvero tutto di quello che ha a che fare con la propria terra.
Ricominciamo 🙂
La scorsa settimana, da Vicolo Stretto, ho presentato il libro di Barbara Giangravè, Inerti (Autodafè). Ora, una delle regole fondamentali di questo blog è quella di non scrivere cose di cui si è già parlato e di questo libro si è già parlato, ma oltre a volervi dire la mia sul libro ho una novità che lo riguarda e che potrebbe vedervi coinvolti.
Come ci aveva raccontato Leonardo Lodato, Inerti racconta la storia di Gioia Lantieri, una giovane rimasta sola e senza lavoro che abbandona Palermo per andare a vivere ad Acremonte il paese da cui provenivano i suoi genitori, morti cinque anni prima in un incidente.
Ma questa non è la storia di Gioia e basta, è la storia di una Terra dei Fuochi siciliana, in un paese che non esiste, ma che potrebbe essere benissimo qualunque dei nostri paesi siciliani, è una storia che prende il via dalle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone che Barbara Giangravè ha raccolto con cura.
Gioia quasi riceve uno schiaffo in faccia quando scopre che in paese ci sono delle morti sospette. Negli ultimi anni in tanti, troppi, si sono ammalati di cancro senza che la piaga del secolo facesse alcuna differenza tra bambini, adulti e anziani, tutti fanno la stessa fine e la deriva sembra impossibile da contrastare. Dietro c’è l’intombamento illegale di rifiuti altamente tossici. Gioia si mette a cercare la verità, quella che c’è dietro queste morti assurde e inaccettabili, ma anche quella che c’è dietro la morte dei suoi genitori, Salvatore e Caterina, quella che le è stata tenuta nascosta per anni, per proteggerla.
Non vi dico altro, anche perché per quello potete tornare all’ottimo post di Leonardo Lodato, vi dico invece che in questo libro c’è molto di più, perché Barbara (giornalista anche lei lo avrete capito), ha toccato tematiche profonde che sembrano essere messe lì per caso e invece no. Si parla di famiglie di fatto, come quella formata da Gioia, Lucia e Alfredo (una coppia unitasi in età adulta), del non arrendersi di fronte ai problemi della vita, di omosessualità e ti tanto altro.
Inerti, l’ho detto a Barbara durante la presentazione, ma lo dico anche a voi adesso, è un titolo geniale. Inerti sono i rifiuti, quelli che vengono sotterrati e che avvelenano un terreno, ma inerti sono anche gli abitanti di quelle zone che non fanno niente per ribellarsi alla spada di Damocle che cade inesorabile sulle loro teste.
E adesso tocca a noi.
Perché questo libro è veramente bello, è già alla quarta ristampa. Barbara Giangravè da quando è uscito ha portato la Sicilia in giro per l’Italia con i suoi pro e i suoi tanti contro. Inerti è candidato al Premio Augusta e fino al 22 ottobre e in lizza tra i primi dieci, scelti dopo una prima selezione. Potete fidarmi di me e mettere il vostro mi piace, oppure avete ancor il tempo di leggere il libro e fare una scelta vostra, ne vale sicuramente la pena. Per esprimere la vostra preferenza sui Inerti vi basta andare a questo LINK, c’è dunque tempo fino al 22 ottobre.
Mari