Non credo di avervi mai raccontato di Sara. Sara è l’architetto che lavora nei negozi di arredamento di mio marito. E’ simpatica, brillante e un giorno viene da me e mi dice «Signora Paperetta, ma ti andrebbe di leggere il libro di mia sorella?». In generale non mi faccio mai sfuggire l’occasione di leggere un libro in più e sopratutto quando si tratta di un amico (o di qualcuno direttamente e strettamente collegato a un amico)… Perché è un modo ulteriore e diverso per approfondire la conoscenza di quella persona. Solo che spesso, quando acquisisco in questo modo un libro in lettura, non so perché ma il libro finisce sempre in fondo alla pila di libri che ho sul comodino… Una torre in continua evoluzione e crescita perché via via che compro qualcosa di nuovo, rielaboro l’ordine di lettura. Insomma: un gran pasticcio sempre.
Ad ogni modo, per un po’ questo libro ha girato con me, in borsa. Ma in borsa tengo anche il kindle, quindi è più probabile che, quando ho il tempo di mettermi a leggere mentre sono on the road, usi quello. Poi cambiata la stagione, il libro è finito nella pila delle letture in programma. Fin quando qualche settimana fa, Sara mi telefona da Roma e mi dice: «Lo sai che il romanzo di mia sorella ha appena vinto il Premio Art Caffè letterario di Roma? Siamo a Roma per la consegna, lo abbiamo appena saputo».
Sì perché ancora non l’ho detto, ma “Il profilo dell’amante” di Sebastiana Pirrotta è stato pubblicato a seguito del Concorso Letterario Nazionale 2014 di Narrativa “Il Romanzo” (IV edizione), indetto dal Centro Studi Tinadari di Patti, di cui è risultato vincitore. E nel frattempo, proprio pochi giorni fa, nella nostra isola, si è aggiudicata anche il Premio Cruyllas.
Sebastiana Pirrotta che di mestiere fa la restauratrice di opere d’arte, la pittrice e la decoratrice è al suo esordio letterario e – almeno a detta di sua sorella – non si sarebbe mai immaginata di poter vincere il premio. Eppure io non capisco perché…
In 60 pagine, infatti, Sebastiana cesella un romanzo breve intriso di memorie, ricordi e tradizioni etnee.
Chi vive ai piedi della nostra “Muntagna” sa bene che l’Etna è considerata dai catanesi, prima ancora di un vulcano, madre generosa dispensatrice di quel un abbraccio alla vista che ti permette sempre di sapere dove ti trovi. Un punto fermo nell’orientamento di ogni buon cittadino etneo. E questo, nella prosa di Sebastiana, si respira in ogni parola. Perché nella mente dei cittadini che vivono alle sue pendici, l’Etna è donna (muntagna, appunto) e non maschio (vulcano)… Ed è proprio l’intimo e il femminile (noto e ignoto) che il romanzo breve di Sebastiana Pirrotta indaga. E’ di una donna che si racconta. Di una moglie, di una mamma, di un’amante di nome Sara, di cui seguiamo la parabola evolutiva dalla nascita alla morte.
E’ stata fortunata Sara. Già perché sua mamma l’ha “abbandonata”, consegnandola alle amorevoli cure della nonna che non le ha fatto mancare niente e che l’ha educata come conviene bene per una Miss: insegnandole tutto quello che una brava donna di casa deve sapere, dal far di conto al mostrare solo “mezzo culo” al marito (vale a dire che il marito non deve sapere proprio tutto tutto quello che accade in casa, e che fare la cresta sul pane per accantonare qualche moneta non è certo un dramma). La sua fortuna Sara l’ha avuta appena nata: è bellissima, di una bellezze evidenti, insindacabili. La nonna l’ha scelta proprio per questo.
Ha dovuto aspettare a lungo per sposarsi, perché proprio il suo corpo di diventare adulto non ne voleva sapere, ma alla fine il matrimonio con il cugino per cui Sara ha perso la testa è finalmente avvenuto. Ed è fortunata Sara, perché lui la guarda ancora con gli occhi ardenti dell’innamorato e la notte si amano ancora come la prima notte: una cosa che non tutte le mogli possono vantare.
Ha avuto tanti figli Sara (sempre incinta, proprio come sua mamma), ma ne ha persi altrettanti molti: alcuni perché deboli, la prima figlia sana per un incidente domestico. Alla fine, saranno 4 i figli di Sara, la donna generosa che per il dolore della perdita si è chiusa in se stessa.
Sullo sfondo i bombardamenti della II Grande Guerra e una Sicilia lontana, ma che rivive nelle parole di Sebastiana, dalle nenie ai racconti “de fimmini notti”, dai costumi da bagno lunghi fino alle caviglie alle case chiuse, dal sarcasmo tipico catanese all’Educandato Regina Elena (allora periferia della città e oggi centro) dove Sara presta la sua opera di volontariato per aiutare i bambini meno fortunati dei suoi.
Un libro letto tutto d’un fiato, perfetto per scoprire una Catania che non c’è più. Una curiosità che voglio condividere: la copertina del libro è un’opera dell’autrice stessa e si intitola “L’amante”.
C
(Il profilo dell’amante di Sebastiana PIrrotta, Centro Studi Tindari Patti, pag. 60, euro 10)