Luciano Modica è un vero Matto da Leggere. Io (M) immagino la sua casa piena piena di libri, di quelle case dove quasi non c’è spazio per camminare…magari non sarà invece così 🙂 Lui è uno dei lettori che, una volta al mese, incontro alla libreria Vicolo Stretto di Catania per il gruppo di lettura e gli ho chiesto di partecipare a questo spazio dopo avere letto un suo suggerimento del quale vi ho parlato qualche giorno fa. Vi assicuro che ha una bella sensibilità. Buona lettura quindi e bentrovato Luciano.
L’ultimo film del regista messicano Inarritu, ‘Birdman’, inizia con uno scritto di Raymond Carver:
E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.
Il protagonista del film, Riggan Thompson, è un attore di grande successo; un successo, però, che si limita all’ambito blockbuster, ottenuto grazie al film ‘Birdman’ (una sorta di supereroe alato e mascherato). Il dramma che vive Riggan, è quello di non potersi dire “riconosciuto” (amato) come un grande attore a tutto tondo. Riggan è l’archetipo dell’uomo alla ricerca continua degli altri in cui specchiarsi e riconoscersi. Altri, però, che non possono coincidere con chiunque, perché non chiunque può fungere da specchio. Ognuno si sceglie il suo riflettente “giusto”, e una volta trovato vivrà l’intera esistenza con un unico scopo: vedersi riconosciuto, e quindi amato, da quel preciso specchio, unico capace di rimandargli l’immagine in cui trova senso di sé. Nel film il protagonista ha ben chiaro quale sia il suo specchio prediletto: il pubblico che ama il teatro e, soprattutto, i critici teatrali in grado di elevarlo o affossarlo per sempre con un semplice tratto di penna.
Nel libro di Nadia Terranova, “Gli anni al contrario”, uno dei due protagonisti, Giovanni, vive identico dramma, seppure ambientato in un’epoca del tutto diversa e in un contesto distantissimo dal film di Inarritu. A Giovanni non basta l’amore della giovane moglie Aurora, non basta l’amore della piccola figlia Mara: loro non sono i suoi specchi “giusti”. Vorrebbe tanto che lo fossero, soffre, si dibatte e s’impegna affinché l’immagine che i suoi due amori gli rimandano sia quella che funziona, quella in cui riconoscersi. Ma non è così. I suoi specchi sono i compagni “eroi”, quelli che hanno scelto la strada della lotta armata e che hanno fatto la storia di quell’epoca che poi avremmo chiamato “gli anni di piombo”. In fondo, quella di Riggan così come quella di Giovanni, è la storia dell’eterno conflitto tra Eros e Thanatos. Cos’è, in fondo, il potente bisogno di essere “riconosciuti”, se non una ricerca d’amore attraverso cui far combaciare il senso di sé con l’immagine che ci rimanda l’altro che abbiamo scelto. Sia Riggan che Giovanni cercano, vogliono amore dal loro specchio “giusto” – “potersi dire amati” – una pulsione ancestrale a cui fa da contraltare, nella frequente impossibilità di ottenere la ricercata unità, la pulsione distruttiva, di morte. Dal precario equilibrio di queste due forze contrapposte, dall’energia che si scatena nel loro punto di giunzione, scaturisce la storia degli uomini.
E d’altra parte, la narrazione della vita dei singoli spesso diventa lo specchio di un’intera generazione, e proprio per questo “Gli anni al contrario” di Nadia Terranova è un libro perfetto e che sa raccontare benissimo, partendo da una piccola storia di provincia, la realtà tragica e irrisolta di quegli anni.
(Gli anni al contrario/ Nadia Terranova/ Einaudi Editore/ pp.152/ € 16,00)
Luciano Modica