Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni, di Edwin A. Abbott (Adelphi), è stato un regalo. Ne sono certa, anche se non mi ricordo da chi è arrivato. Qualche idea in proposito ce l’ho, ma non sono sicura di ricordare bene. Lo sapete, non mi piace ricevere libri in regalo, ma anche questo è uno di quei libri che ho ritrovato in questi giorni e ci sono stata un sacco a tentare di ricordare, ma niente.
Ho un progetto per casa mia, per la mia vita possiamo dire, e questo progetto (che spero di raccontarvi a breve perché sarà totalizzante) prevede che io sgomberi il soggiorno da tutti i libri che fino a qualche giorno fa crescevano ammassati contro una parete, in attesa di una libreria che non è ancora arrivata. Li sto spostando piano piano, riempiendo delle buste gigantesche e facendomi i muscoli per trasportarle al piano di sopra, e intanto tra le mani mi passano un sacco di ricordi. Non so voi, ma quasi tutti i libri che ho letto sono legati ad una fase della vita, ad una persona, ad un evento…
Flatlandia è uno di quei romanzi fantastici che sono stati scritti centinaia di anni fa. Siamo esattamente nel 1884 quando Abbott si inventa la storia di un uomo che vive in un universo bidimensionale e che incontra un uomo di un universo tridimensionale. Gli abitanti di Flatlandia sono a due dimensioni, figure geometriche si muovono in un universo che si sviluppa su un piano. Il protagonista è un quadrato che, ad un tratto, incontra una sfera che proviene da Spacelandia e con lui comincia a parlare della terza dimensione. Toccherà poi al quadrato, raccontare ai suoi concittadini dell’esistenza di questa terza dimensione che sembra così difficile anche solo da descrivere.
E’ un libriccino che si legge facilmente e velocemente, ma che è denso di significato, perché sul finire dell’Ottocento Abbott ha fatto una disanima della società in cui viveva, la Vittoriana, divisa in classi sociali chiuse l’una all’altra in maniera assolutamente impermeabile. Su Flatlandia infatti sono i lati che definiscono la forma e quindi la persona a determinare la sua appartenenza ad un ceto oppure ad un altro. Insomma, chi nasce tondo non può morire quadrato, come dice il proverbio.
Flatlandia è incredibile. Pensate che nel 1884 Abbott ha parlato di bidimensionalità, tridimensionalità, facendo sospettare al suo personaggio anche di un mondo a quattro dimensioni. La fantasia dell’uomo è incredibile.
(Flatlandia/ Edwin A.Abbott/ Adelphi/ pp 166/€ 8,00)
Mari