Quando è quasi ora di rintanarsi a casa per cenare e fare tutto quello che si fa la sera dopo una giornata passata in giro, ecco che io e Newton facciamo una passeggiata. Scendiamo lungo la via Etnea, cercando di evitare il semaforo all’angolo con il viale XX Settembre, dove un vigile ha ormai scambiato Newton per un cane assassino. Il problema è che la c’è sempre un altro cane, di quelli che vorrebbero assassinare Newton, e Newton non è che si tira indietro. Figuriamoci. In quella passeggiata, più o meno lunga a seconda della mia voglia, e a seconda del tempo, capita che finiamo alla Feltrinelli, se è aperta.
Passiamo un sacco di tempo li dentro. Non è che Newton ne sia così contento. Quando mi vede puntare la porta, ecco che comincia a puntare i piedi, per non entrare e continuare a passeggiare all’aperto. Che facciamo li dentro? Prendiamo appunti, prendo appunti, per la mia wish list dei libri, che al momento in cui scrivo è super lunga.
In lista, ultimamente, c’era finito anche Facciamo che ero morta, di Jen Beagin (Einaudi Editore), ed è stato uno dei fortunati che, dalla lista dei desideri, è passato alla lista di quelli comprati. La copertina non ho ancora capito se mi piace o meno. E’ sicuramente quanto di più negativo e tossico io abbia visto. Quei guanti gialli e quella sigaretta, non sono per niente un bel vedere, e non è che lascino presagire un contenuto grandioso, ma questo è esattamente uno di quei casi in cui la copertina vale nemmeno un quarto del contenuto del libro, che mi è piaciuto quasi del tutto. Il quasi del tutto è rivolto al fatto che, per un certo verso, mi è sembrato di leggere due libri e due storie, quasi diverse. Perché se la protagonista, Mona, nella prima parte del libro è un personaggio quasi positivo, che si evolve, che cresce e che, nonostante tutto trova una sua dimensione, anche se a dir poco “creativa”, nella seconda parte è quanto di più negativo possa esistere.
Siamo a Lowel, in Massachusetts e Mona, che si guadagna da vivere pulendo case di persone ricche, incontra Mister Laido, un tossico a cui, nelle ore che dedica al volontariato, fornisce il kit per una dosa in tutta sicurezza. Lui è affascinante e, a dispetto del fatto che abbia molte cose che lo facciano sembrare più ad un senzatetto che ad un uomo di cultura, la prende a braccetto per farle scoprire cose di sé che non sapeva. Per quanto la parola normalità non abbia niente a che fare con questa coppia, le cose si complicano ulteriormente.
E’ sicuramente il libro dei personaggi imperfetti, perché non ce n’è uno che non abbia le sue problematiche, in alcuni casi forse anche esagerando un po’ troppo.
Ma in effetti, rubando il mestiere a Mona, nelle case di ognuno di noi c’è della polvere nascosta sotto ai tappeti e la normalità, come la chiamo io, non è cosa di questo mondo.
(Facciamo che ero morta/Jen Beagin/Einaudi Editore/ pp 400/ € 16,90)
Mari