Un libro giusto per ricominciare l’anno scolastico da docente è sicuramente Diario ((quasi segreto) di un prof di Marco Pappalardo. Mi piace cominciare con questo titolo anche perché quest’anno la mia vita scolastica sarà certamente più facile di quella dello scorso anno scolastico (trascorso a Caltagirone) e di quella che avevo immaginato potesse essere quella di quest’anno (che avrei dovuto trascorrere a Barrafranca – dove ho avuto il trasferimento, da Bergamo – ma che sarebbe stata davvero lontana da raggiungere). Ho avuto l’Assegnazione provvisoria a Catania, in una scuola davvero vicina e comoda da raggiungere, il che semplificherà non poco la gestione di casa, cucciolo, lavoro, turni…
Il Diario (quasi segreto) di un prof è pubblicato da Edizioni San Paolo e racconta sogni e quotidianità, la fatica e la bellezza della vita da insegnante. Insomma, le croci e le delizie di questo mestiere che dà tanto e che – allo stesso tempo – pretende tantissimo. Perché oggi a un docente viene chiesto di essere animatore, un esperto di tecnologie digitali, un costruttore di competenze… E quindi non si tratta solo di trasmettere il piacere dello studio (in generale e in particolare della propria disciplina di insegnamento); praticamente un giocoliere e un equilibrista, un mago capace di connettersi con gli studenti (soprattutto con gli adolescenti) grazie alle sue pozioni e ai suoi incantesimi.
E così il romanzo racconta un anno di scuola visto attraverso gli occhi di un professore di liceo (classico, per la precisione del Don Bosco di Catania) e dei suoi studenti. Perché un anno scolastico non è (e non deve essere) un anno da trascorrere a bivaccare sui banchi sperando che qualche nozione entri nei cervelli delle persone che ci si trova davanti, ma un importante momento di crescita che consenta ai ragazzi di acquisire un nuovo modo di guardare il mondo e la realtà.
Lo stile di Marco Pappalardo è aneddotico e alterna, quindi, momenti divertenti con episodi sul mondo dei ragazzi (per esempio in gita scolastica) e momenti di riflessione di un professore che ha i piedi piantati per terra ma non dimentica cosa significa sognare. Questo perché un prof. (di quelli doc, di quelli che ti cambiano la vita) non deve mai dimenticare di insegnare che esiste sempre la possibilità (anzi l’opportunità) di «rendere il mondo migliore di come l’avete trovato» e nel farlo anche noi diventiamo migliori.
Un romanzo-verità che spiega (a chi questo mestiere non lo ha mai svolto) che insegnare non significa affatto portare avanti (e magari anche completare) in maniera sterile i programmi ministeriali, ma significa trovare la chiave d’accesso per entrare nella vita e nel mondo di ciascuno studente. Insegnare, quindi, nel suo senso etimologico: quello di “lasciare il segno” (magari anche permanente). Spiega che insegnare è un mestiere e un compito difficile, proprio come difficile è la vita. Insegnare, quindi, non può essere solo un lavoro, ma deve (almeno) sottendere (se non essere interamente) una passione… Insomma, una vocazione.
Dal lato degli studenti, si scopre così che la scuola non è necessariamente un luogo orrendo e di cui avere paura, ma un ambiente dove si possono realizzare i propri sogni (soprattutto se l’insegnante che hai in classe è in grado di non trasformare la tua vita in un’unica e gigantesca frustrazione). E si scopre anche che non è soltanto l’insegnante a “dare” qualcosa agli studenti, ma che si vive sul reciproca scambio: e per l’insegnante è sempre una grandissima emozione, sapere di aver fatto la differenza per i propri alunni, superando il dogma che tutto quello che si fa in classe deve essere necessariamente connesso alla disciplina e allo studio.
Carla
(Diario (quasi segreto) di un prof. Pozioni e incantesimi per connettersi con gli adolescenti, Marco Pappalardo, pag. 214, San Paolo, euro 14,50)