Delitti Pitagorici, di Tèfkros Michailìdis, è il primo ad essere stato letto all’interno del CUB. Lo avevamo scelto oculatamente da catalogo, lo avevamo atteso e così, quando è arrivato nei colli di Rcs per il Castello Ursino Bookshop, mi sono fiondata sul titolo. Anche perché… In questo romanzo appare il personaggio di Pablo Picasso; i due giovani studiosi protagonisti del romanzo (Stèfanos e Mìhail) incontrano il pittore a Parigi, e con lui intrecceranno un forte legame.
Niente di più perfetto, dunque, visto che al Castello Ursino, in questo momento, è in corso la mostra “Picasso e le sue passioni” e che nell’allestimento una ceramica dell’artista è posta a confronto con un vaso attico appartenente alla collezione del nostro museo civico: un dialogo tra la ceramica greca e quella contemporanea.
Certo la lettura a singhiozzo non è stata semplice, perché fra un cliente e l’altro, talvolta si rischia di perdere il filo di una narrazione intricata come quella di questo romanzo che salta avanti e indietro nel tempo dalla Grecia del V secolo, all’Atene del 1929 passando per la Parigi degli inizi del 1900.
Il romanzo si apre con Ippaso di Metaponto che ha appena superato la prova del silenzio: l’ultimo esame che la scuola di Pitagora impone ai giovani discepoli prima di accogliergli (solo in caso di superamento della prova) nella confraternita degli iniziati. Solo così Ippaso può diventare un matematico e perseguire un obiettivo che per lui è fondamentale: la ricerca di nuove verità.
Già dalle prime pagine, si intuisce che Ippaso sta ragionando sul problema dell’irrazionalità di un principio, ma la sua teoria deve restare un segreto, perché va contro il credo del suo Maestro Pitagora. Ma il dubbio, sin da subito, aleggia sull’opportunità di mantenere questo segreto: è giusto mantenere il silenzio su una scoperta che rivoluzionerebbe il sapere dell’epoca?
E’ nella Parigi del 1900, quella della Belle Époque e dell’Expo di inizio del XX secolo, che si incontrano i protagonisti del romanzo, due studenti greci che partcipano al Congresso di Matematica che si tiene nell’auditorium de La Sorbona. Fra i due nasce subito una profonda simpatia basata sulla/e passione/i comune/i e curiosità. Cultori entrambi della “scienza delle scienze“, Mìhail che studia a Gottinga, oltre a seguire i seminari e le appassionanti discussioni dei luminari della matematica, vuole anche vivere questa Parigi affollata di studiosi e visitatori dell’esposizione universale. Dal Moulin Rouge ai locali di Montmartre, dove intellettuali e artisti sono alla ricerca di un nuovo modo per esprimersi. E fra questi pittori, come vi ho anticipato all’inizio della recensione c’è anche Pablo Ruiz, che firma le sue opere col cognome della madre (Picasso), in mostra nel padiglione spagnolo dell’Expo… Ma al contempo inedito appassionato di matematica.
Non me ne vorrete (visto che l’evento di cui sto per raccontarvi si trova nelle prime 5 pagine del romanzo) se vi dico che nella Grecia del 1929 c’è un omicidio… E non me ne vorrete (visto che è scritto sul risvolto di copertina) se vi dico che c’è un filo che si dipana dalla Grecia del V sec. a.C. alla Grecia del 1929… Sappiate solo che tutta la questione è davvero succosa e intricata, avvincente come pochi altri romanzi gialli. Soprattutto se – come me (ma non credo di avervi mai parlato di questa mia singolare passione, tutta merito delle mie insegnanti di matematica e fisica del Liceo) – siete degli appassionati di matematica e di geometria… E amate i giochi di matematica e logica.
Non preoccupatevi, però, perché non si tratta di una matematica ostile, anzi: il romanzo è estremamente divulgativo e rende la materia affascinante e comprensibile come – in un altro campo, quello della filosofia – ha saputo fare il romanzo di Jostein Gaarder Il mondo di Sofia. E se l’idea di leggere questo libro vi ha anche solo un po’ solleticato, non posso fare altro che augurarvi, Buon Divertimento 🙂
#lotrovatedacub
C
(Delitti pitagorici di Tèfkros Michailìdis, Sonzogno, euro 9,50)