Domenica scorsa era l’onomastico della mia mamma. Per diversi giorni con mia sorella Kikka, con mio fratello Toto e mio papà ci siamo interrogati su cosa regalarle. E fra le opzioni ci sono stati (poi amabilmente selezionati) due titoli di cui vi parlerò a cominciare da La cucina come l’arte di Henri de Touluouse-Lautree.
Ve lo racconto (e vi racconterò il prossimo #lotrovatedacub) non solo perché i due volumi mi hanno incredibilmente attratta sin da quando hanno fatto capolino dal pacco dell’editore all’interno del CUB – Castello Ursino Bookshop, ma anche perché averlo spulciato è stato di vera ispirazione per la domenica appena trascorsa. Sì, perché per una volta la mia mamma non è stata ai fornelli per organizzare il pranzo della sua festa, ma siamo stati tutti a casa mia e di Marzio a Pozzillo, con un pranzo semplice (senza tutte quelle magie da grande chef che la mia mamma riesce a costruire nei piatti), ma la magia di un pranzo preparato con amore si è avverata sul balcone della casa a mare dove da sposina ho vissuto per quasi due anni. (E per me c’è anche stata un’altra magia, anzi due: la prima è che Marzio di è attivato intorno al barbecue con una passione e una maestria che gli hanno fatto conquistare l’epiteto di “Uomo del barbecue” – oltre che di “Uomo della tangenziale”, ma questa ve la spiego un’altra volta – e poi, ha persino caricato la lavapiatti, senza che io neanche me ne accorgessi. L’Uomo delle meraviglie deve avere letto il blog e frequentato il Master di II Livello “I piatti non trasmigrano da soli dal lavello alla lavastoviglie” 😀 ).
Veniamo al libro.
Secondo voi cucinare è un’arte? Henri de Toulouse-Lautree (ma ovviamente non solo lui) pensa di sì. E non si tratta solo di cucinare in senso stretto, ma di accogliere. La sua opera è raccolta, insieme a uno scritto in postfazione di M.-G. Dortu e Philippe Huisman che ben spiega il senso di questo manuale – a dir la verità dedicato a chi i rudimenti della cucina li domina con tranquillità – ma anche enciclopedia del cibo e della buona cucina, in un volume interessante edito da Abscondita nella collana Carte d’Artisti.
Quello che sembra un misterioso risvolto di copertina racchiude in realtà la chiave di lettura di questo libro, articolato in più menu con brevi e non molto dettagliate ricette antiche e misteriose: «Non la si conoscerà mai. Dio l’ha rivelata soltanto al profeta, che non ne ha detto nulla. Questa ricetta resterà per sempre sconosciuta al resto dei mortali».
Per l’autore di questo piccolo vademecum di ingredienti e grandi classici della cucina, dal brodo di carne alla besciamella, passando per tutti i possibili e immaginabili primi piatti, seconde portate, contorni e dolci, L’arte del dipingere è prima di tutto un’arte di vivere. E allo stesso modo, «da buongustaio – avvisa la postfazione – inventa le ricette con il brio e con la stessa tecnica sicura con la quale orna una lista di vivande o esegue un quadro». Non si tratta solo del piacere della tavola, ma anche dell’opportunità di ritrovare gli amici, di scambiare idee, di divertirsi… Così «Il pranzo assume l’importanza di una cerimonia i cui riti si ripetono ogni giorno».
Ecco: Marzio e io (permetteteci il poco modesto, ma compiaciuto, paragone) come Toulouse-Lautree, registi e artisti di un pranzo bello per festeggiare la mia mamma. C’è solo un’annotazione da fare, nessuna delle pietanze contenute nel volume si può improvvisare, ogni ricetta richiede una preparazione minuziosa, precisa e rigorosa… Una magia che con un barbecue è più semplice mettere in pratica.
C
(La cucina come l’arte di Henri Toulouse-Lautree, Abscondita, pag. 167, euro 20)