Sì lo so, avevo detto che avrei letto un sacco di libri e in realtà non è che sono proprio fuori strada. Sul mio Bujo, di cui vi ho parlato qualche puntata fa, ho un sacco di pagine dedicate ai libri. Ho quella con l’elenco dei libri che voglio leggere, una paio in cui dico che quest’anno ne voglio leggere almeno 30, altre tre o quattro in cui ci sono i passaggi di una reading challenge che prevede 40 libri, e poi c’è la pagina dei libri letti, dove inserisco mano a mano quelli che inizio. Ne ho iniziati vari, a questo punto cinque, ma questo è il primo che finisco, del tutto, in questo 2019. Non ne vado orgogliosissima.
Cosa non farei per trovare un fidanzato, di La Pina e Federico Giunta, edizioni Vallardi, è un regalo di Natale. Era “sotto” l’albero di Dario e Roberta, che non me ne vorranno per quanto scriverò, anche perché io questo libro lo avevo visto un pomeriggio in cui stavo passeggiando tra gli scaffali della Feltrinelli di via Etnea. La copertina è assolutamente geniale, così come il titolo interessante, o almeno idealmente divertente. Ho scattato una foto e ho deciso che me lo sarei comprato. Non l’ho comprato, ma è arrivato lo stesso in casa mia, sottoforma di regalo di Natale, della serie “quando due strade sono destinate ad incontrarsi”. L’ho corteggiato per un po’, cercando il momento giusto in cui avrei iniziato a leggere per bene, sono andata avanti con il primo capitolo e ho anche sorriso, pregustando il resto delle pagine, poi sono arrivata fino alla fine con una fatica immensa, ma solo perché l’obiettivo era superiore: inserire un libro tra quelli letti e spuntare una delle task della reading challenge.
Veniamo al libro e vi spiego anche perché non mi è piaciuto. Ci sono dieci storie di donne, donne completamente diverse tra di loro, almeno apparentemente, ma tutte accomunate da qualcosa: sono, o sono state, un disastro nelle relazioni…non solo amorose a ben guardare, diciamo che per natura oppure per reazione sono proprio degli essere asociali, delle sfigate croniche.
Il libro ha una buona dosa di cinismo e descrive gli stereotipi di chi è stata lasciata, di chi è ormai talmente abituata a stare da sola che non saprebbe che cosa farsene di un uomo, di chi è super sfruttata, di chi farebbe di tutto per una scopata, di chi l’acidità la si taglia con un coltello al quale comunque si spezzerebbe la punta.
E’ vero, in amore c’è sempre chi soffre, ed è vero che la colpa non è sempre degli uomini perché noi abbiamo un malsano istinto verso la sofferenza, ma sto libro mi sembra di una banalità estrema. Ne ho letti di libri sull’argomento. Quando sono diventata single le mie amiche me li regalavano che nemmeno una collezione di Topolino potrebbe essere più completa. Insomma, sono un’esperta in materia, e questo lo metto nella categoria degli inutili. Se l’intento non era tanto quello di aiutarmi a trovare il fidanzato, ma di farmi ridere, beh abbiamo proprio toppato.
Qualcosa la salvo: la scrittura è di quelle che mi piacciono, se no non sarei nemmeno arrivata alla fine, è frizzante e con un bellissimo ritmo; le illustrazioni ad inizio di ogni capitolo sono fighe e un po’ ti raccontano quello che leggerai, senza però spiattellartelo, ma lasciando un po’ di spazio per la tua immaginazione; il primissimo dei capitoli, quello che si intitola “Ogni lasciata è persa”, è quello che mi aveva fatto ben sperare e credere che sarebbe stata una lettura, se non davvero utile, almeno interessante.
(Cosa non farei per trovare un fidanzato/La Pina e Federico Giunta/Vallardi/ pp 176/ € 16,90)
Mari