Si tratta del secondo romanzo di Neil Gaiman che ho preteso di avere sul mio scaffale personalissimo. Neanche il tempo di entrare in libreria e nell’osservare il banco con le novità lo vedo là, campeggiare in bella mostra: “Coraline” di Neil Gaiman. E ad attrarmi, oltre all’autore col quale come avete capito è stato amore alla prima lettura, è stata la copertina magnificamente inquietante di Dave McKean.
Il romanzo ha vinto due premi letterari (il Premio Hugo e il Premio Nebula), ma ha anche avuto numerose “traduzione”, sarebbe meglio dire adattamenti, in linguaggi differenti da quello del fumetto a quello cinematografico, passando per una sintesi edulcorata destinata a un albo illustrato da Chris Riddel. Tutte redazioni che per un motivo o per un altro meritano di essere apprezzate.
La trama è semplice. La protagonista è Coraline, una ragazza di 11 anni saggia, seria e coraggiosa, che insieme alla propria famiglia si trasferisce in una nuova città e in una nuova casa. Coraline si sente trascurata dai suoi genitori, troppo impegnati con il loro lavoro, e trascorre le proprie giornate in esplorazione del nuovo ambiente che la circonda, la nuova casa (grande e antica) e la zona circostante, i suoi nuovi vicini di casa e il gatto nero che abita nel suo giardino.
C’è una stanza che mette una lieve inquietudine addosso a Coraline. Ed è una stanza dove c’è una porta (murata perché sbarra l’ingresso ad un altro appartamento). Solo che Coraline ha sempre la sensazione che dietro quella porta si nasconda chissà quale segreto, chissà quale mistero: più volte crede di aver visto ombre infilarsi sotto la fessura di quella porta, pensieri poi scacciati via come ridicoli. Finché un giorno, Coraline trova una chiave e riesce ad attraversare quella porta che avrebbe dovuto essere murata, scoprendo che oltre quel varco c’è un buio corridoio che la conduce all’interno di una casa identica alla sua, abitata da due persone identiche ai suoi genitori con un’unica angosciante differenza: due bottoni cuciti a posto degli occhi.
L’Altra madre e l’altro padre però sono più attenti, più affettuosi e amorevoli dei suoi genitori, si ricordano il dettagli sui gusti e le preferenze di Coraline, le fanno “passare” diversi capricci… Tutte meraviglie alle quali Coraline pensa di non poter rinunciare finché l’altra madre non chiede a Coraline di farsi adottare da lei; le promette di essere sempre amorevole e non vuole nulla in cambio a parte cucirle due bottoni al posto degli occhi. La ragazzina, spaventata da questa richiesta, scappa e ritorna nella sua vera casa.
Il rientro, però, è tutt’altro che sereno: i suoi genitori sono scomparsi e Coraline capisce che il rapimento è opera dell’Altra famiglia e che per rivedere i propri genitori dovrà tornare nell’Altra casa a salvarli. Fra specchi e amuleti magici, la collaborazione dei vicini di casa e del suo Gatto nero, Coraline riuscirà a sfuggire dalle grinfie dell’Altra madre… Ma non è ancora finita e state tranquilli, perché non vi dico più niente.
Anzi, meglio, qualcosa ancora ve la dico, ma non esattamente sulla trama. Vorrei soffermarmi qualche riga sul personaggio del Gatto. Se avete notato, nel post, ogni tanto ho scritto “gatto” e altre volte “Gatto”. E c’è un motivo ben preciso, non sono Matta e basta. Il motivo è che il gatto è un essere particolare capace di vivere sia nel mondo reale e sia in quello alternativo. Non solo, nel mondo alternativo il Gatto è in grado di parlare e sarà una sorta di guida (e di maestro) nell’avventura di Coraline. Non preoccupatevi perché – in realtà – non vi ho raccontato quasi nulla della trama: solo il minimo indispensabile per scrivere un post. Avete ancora un sacco di cose da scoprire: da un segreto sull’Altro padre, gli altri personaggi come Miss Forcible, Miss Spink e Mr. Bobo.
E adesso qualche curiosità recuperata qua e là nel web.
La prima è quella che mi ha colpita di più perché anche a me capita spesso che le dita inciampino sulla tastiera. Scoprire che Neil Gaiman intendesse scrivere “Caroline” e non “Coraline” è stato parecchio divertente (a consigliare di conservare l’errore di battitura è stato lo scrittore Larry Niven). In lingua originale, l’Altra madre viene chiamata con il termine Beldman (che è una parola arcaica inglese che indica un demone femmina o una strega); in italiano il termine è stato tradotto con un più generico “megera” che però toglie non poco significato al senso inteso dall’autore. Il blog di Neil Gaiman (http://www.mousecircus.com/) a mio avviso prende le mosse proprio da questo romanzo e se lo leggerete, capirete perché.
Il lungometraggio d’animazione “Coraline e la porta magica” è stato realizzato con la tecnica dello stop-motion, diretto da Henry Selick (già regista di “Nightmare before Christmas”) ed è anche stato il primo film in 3D che ho visto al cinema (se non consideriamo la mia prima esperienza a Epcot dove avevo potuto vedere il mediometraggio di Michael Jackson “Capitan EO”) e sono andata a vederlo con mio marito Marzio (che era ancora il mio fidanzato), i miei fratelli e, ovviamente, il mio amico Edy.