Lo volevo comprare, e non me lo sono comprato, e allora …Che Dio perdona tutti di Pif (Feltrinelli), me lo sono fatto prestare. In realtà, avere detto di non averlo comprato è una mezza bugia, perché di comprarlo l’ho comprato, è stato il regalo di Natale che ho fatto a mia madre, uno dei due libri che ho comprato alla libreria Vicolo Stretto, l’altro penso che me lo farò prestare anche, che era un titolo che mi intrigava, anche se al momento nemmeno mi ricordo quale fosse.
Un giorno, il libro di Pif, me lo sono portato a casa. Non avevo molto da leggere (ora invece ho fatto bella scorta) e ho pensato che poteva essere una buona lettura. E invece no. Le cose sono due, o sono io che sto diventando troppo complicata in fatto di libri, oppure non riesco a trovare davvero qualcosa che mi colpisca. Il libro di Pif è partito benissimo, ma poi io mi sono persa strada facendo. Ho sorriso moltissimo per le prime pagine, ritrovando quel burlone che è Pif nella realtà, che sa raccontare con un’ironia incredibile le cose belle e brutte del nostro Paese e della mia generazione, più o meno. Però poi, andando avanti, ho cominciato ad avere problemi a continuare con lo stesso lancio. Non è il contenuto che non mi ha convinto, è il modo in cui quel contenuto è stato trattato, che mi ha lasciato con l’amaro in bocca, come se si potesse fare di più e invece un’occasione è andata perduta.
Il protagonista si chiama Arturo e per amore di Flora, la fidanzata, quella tanto voluta e cercata, decide di trasformarsi in un super cattolico, di quelli che segue alla lettera i comandamenti di Dio, forse un po’ troppo alla lettera. Diciamo che ad un certo punto tutto diventa un’esagerazione, che è sicuramente quello che vuole fare emergere Pif. Che abbiamo preso una deriva, dove la morale che possiamo considerare è solo quella che siamo disposti a fare nostra, per il resto niente vale, è chiarissimo ed è un concetto sicuramente da analizzare e bene ha fatto Pif a trattare un argomento che non si tratta quotidianamente. Forse nessuno si aspettava che si mettesse a parlare proprio di questo nel suo primo romanzo. Però, le elucubrazioni di Arturo mi sono sembrate in qualche modo eccessive, non di contenuto, ma lunghe e lunghe e, forse il fatto di rivedere Pif in qualunque cosa facesse il protagonista non mi è piaciuta fino in fondo. Arturo sembra un sfigato e in realtà non lo è, cosa che non so, ancora adesso, se sia un bene o un male.
Di questo libro mi resta la voglia incondizionata di andare a Palermo e mangiarmi uno “sciù”. Che me ne vogliano i miei amici palermitani, ma io non so proprio di cosa si tratti. Forse la verità è un’altra, dovreste vergognarvi voi, amici palermitani, che non me li avete mai fatti assaggiare. Sappiate che io arrivo presto, anche solo per questi, nel frattempo sono passata a Stephen King.
(…Che Dio perdona tutti/Pif/Feltrinelli/ pp 185/ € 16,00)
Mari