Questo libro non sapevo neanche che esistesse fino a che non ho avuto una segnalazione su Twitter. La curiosità è stata troppo forte e sono andata in libreria, anche se ve lo dico fin da subito, esiste anche la versione ebook.
L’ho comprato e l’ho messo in borsa. E’ piccolo e si fa portare in giro facilmente.
Ho cominciato a leggerlo mentre ero dal parrucchiere che dopo mezz’ora mi ha chiesto: “Ma si può sapere che cosa stai leggendo che è da quando sei arrivata che ti stai spaccando dalle risate?”
E’ stato in vetta alle classifiche di vendita già a pochi giorni dalla pubblicazione. Ha vinto il premio Bancarella. E’ stato definito «enigmatico come “Il nome della rosa”» e «avvincente come “I pilastri della terra”».
Un esordio letterario entusiasmante quello di Marcello Simoni, autore de “Il mercante di libri maledetti“, un’opera prima che rimarrà nella storia. Stupisce allora che la pubblicazione del romanzo di Simoni (trentacinquenne ferrarese, ex archeologo e oggi bibliotecario) sia arrivata dopo il successo dell’edizione spagnola (nel 2010, “El secreto de los cuatro ángles”, un titolo che – a dire la verità – è meno evocativo, ma più centrato sul romanzo).
E’ il libro perfetto da “raccontare” su un mezzo di comunicazione elettronica come questo blog. Tutto inizia, infatti, con un serrato scambio di e-mail fra diplomatici e prosegue fra letture di appunti privati e diari… Per concludersi con un’ultima e-mail. Un cerchio che si apre per richiudersi su se stesso dopo aver cercato di dare risposte a una domanda legata al mondo della letteratura e del libro: “Dov’è sepolto Voltaire?“. Un interrogativo che si solleva durante una cena fra uomini di Stato. Una curiosità che necessita e merita una risposta. Ma nessuno lo sa.
C’è chi sostiene che i resti dello scrittore si trovino ancora al Panthéon; altri sono a conoscenza della profanazione della sua tomba a seguito della quale solo il cuore del grande filosofo francese sarebbe stato conservato nella Biblioteca nazionale di Parigi (ma sarà autentico?).
Se non l’avete mai letto, dovreste proprio farlo. Se lo conoscete, riscopritelo.
Certamente perché riconosciuto come uno fra i più grandi capolavori della letteratura russa del XX secolo, tanto da aver spinto Eugenio Montale a definire questo romanzo come “un miracolo che ognuno deve salutare con commozione”. Ma non soltanto. Michail Bulgakov, infatti, costruisce il/i suo/suoi romanzo/i su una visita del diavolo nell’Unione Sovietica di Stalin: una vera e propria satira dell’epoca. Ma i temi cari alla letteratura senza tempo che Bulgakov riprende sono tantissimi, primo fra tutti quello dell’ebreo errante: una figura della mitologia cristiana (che – stando alla leggenda – colpì Gesù lungo la via della Crocifissione e al quale fu data la maledizione di camminare sulla terra fino al tempo della Seconda venuta) che è diventata protagonista di numerose opere (dal “Faust” di Goethe a “Melmoth l’uomo errante” di C.R. Maturin, fino al “Melmoth riconciliato” di Balzac… ma potremmo continuare con un lungo elenco.
E la già intricata trama si intesse anche con la travagliata vicenda compositiva del romanzo stesso.
Ogni lettore ha una fissazione. La mia è legata ai libri che parlano di libri.
Come vi ho accennato nell’articolo “Mistero sul Bibliobus”, tutte le volte che mi aggiro per una libreria è una tentazione cui non riesco a resistere… Così, quando ero libraia, avevo dedicato un intero scaffale (ma avrei potuto spingermi oltre) a chi come me (e non sono pochi, credetemi) cerca sempre una novità sul tema. Adesso se entro in libreria senza un’idea precisa e da sola non riesco a trovare qualcosa che mi ispiri, chiedo (e normalmente lo chiedo sempre alla stessa persona – Pasqualino – in modo da non essere presa per matta da troppe persone in città).
Leggo un sacco. Di tutto. Vado in libreria e compro ciò che mi capita a tiro. Vedo una copertina carina e il libro è mio. Leggo la seconda di copertina e arriccio il naso e ripongo il testo nello scaffale. Ricordo il consiglio di un’amica e faccio strisciare la carta di credito. Oppure ancora vado a cercare in quelle parti della libreria dove non va nessuno, per scoprire qualcosa che nessuno, o quasi, ha letto.
Non sono una bookaholic, ma per questo mio primo post volevo raccontarvi che mi piace scegliere, ma soprattutto mi piace fantasticare grazie ai personaggi che ci sono nei libri. E a volte la notte tiro fino a tardi, per sapere come va a finire quel giallo, quell’horror, quel libro per bambini senza figure o anche quell’amore iniziato male, ma che, per farmi contenta, potrebbe finire meglio.
Al momento sul mio comodino si trova un libro acquistato un po’ per caso, un po’ per una mania che ho sviluppato negli anni: i libri che parlano di libri.
Nel tempo ne ho fatto una vera e propria malattia e tutto quello che trovo sull’argomento finisce sugli scaffali della mia libreria. Così un giorno, mentre mi aggiravo un po’ smarrita in cerca di qualcosa che solleticasse il mio interesse, mi sono imbattuta ne “Il caso dei libri scomparsi” di Ian Sansom (edito da TEA, pagg. 311, euro 12,00).