Prendo spunto da un recente fatto di cronaca – che mi ha resa felice – per raccontarvi di uno dei miei libri preferiti. Uno dei primi libri – etichettati come “letteratura per ragazzi” – che mia mamma mi passò sotto banco dopo averlo acquistato in libreria, molto prima che diventassi socia di quello che considero ancora come un posto magico, molto prima che da giornalista entrassi in quel posto per raccontare di un incontro con l’autore di cui un giorno vi parlerò certamente.
Il libro in questione è “Ascolta il mio cuore” di Bianca Pitzorno. Il fatto di cronaca che ha solleticato il desiderio di raccontarvi di questo libro è che Bianca Pitzorno è appena stata insignita del Premio Napoli 2015 con un suo nuovo titolo “La vita sessuale dei nostri antenati” (che ancora non ho letto, ma che ho una grandissima voglia di andare ad acquistare… Come tutti i suoi libri del resto). La motivazione della giuria riassume magnificamente la carriera di questa scrittrice… «”Soggetto nomade” e ambasciatrice della lingua e cultura italiana sui molteplici sentieri della scrittura e dell’invenzione narrativa, traduttrice e a sua volta tradotta in ben 12 lingue, Bianca Pitzorno ha esplorato ed esplora con il suo sguardo pungente, ironico e anticonformista tutti i confini dell’alterità: infantile, giovanile e soprattutto femminile, attraversando differenti generi letterari e orizzonti temporali diversi, dall’antichità ai giorni nostri. In lei radici e ali si fondono con rigore e leggerezza, tra archeologia preistorica, lingue antiche, grandi classici rivisitati e critica semiologica dell’immagine applicata al cinema e alla televisione in un ampio corpus letterario e critico che, oltre a testimoniare il suo coerente e incessante impegno estetico, offre anche un determinante e più che mai necessario contributo a una pedagogia della letteratura e del pensiero divergente»
Da circa 10 anni, Bianca Pitzorno non scrive più per bambini e ragazzi. Ma tutti i suoi romanzi meritano un posto di rilievo sugli scaffali di una biblioteca di un giovane (e anche di un non più giovane lettore). “Ascolta il mio Cuore” è del 1991 e io l’ho letto pochi anni dopo la sua pubblicazione, perché – come vi dicevo – la mia mamma lo aveva letto e poi consigliato ad alcune sue alunne.
Il romanzo è ambientato in una piccola cittadina sarda (ma potrebbe essere una qualunque città) durante l’anno scolastico 1949-1950. Le protagoniste della storia sono 3 alunne della IV elementare, sezione D, della scuola Sant’Eufemia: Prisca, Elisa e Rosalba… Che proprio non riescono a tollerare la presenza della nuova insegnante – Argia Sforza (ma soprannominata Arpia Sferza) – severa e dura e soprattutto piena di pregiudizi (che riversa contro le ragazze più povere – e anche ripetenti, Adelaide e Yolanda– presenti in classe). E’ soprattutto Prisca a essere messa a dura prova e “ascolta il mio cuore” è proprio la frase che Prisca sussurra alla compagna di banco tutte le volte che assiste a un’ingiustizia. Ogni volta che le viene voglia di vendicarsi contro i pregiudizi della maestra o delle cattiverie delle sue laccapiedi (ma allude anche a una “storia d’amore”: Prisca infatti è innamorata dello zio di Elisa che fa il cardiologo per attirare la cui attenzione simula dei disturbi cardiaci).
E’ la cronaca di un anno scolastico che – per ammissione della stessa autrice – ricalca, ma per contrasto la struttura del grande classico firmato da Edmondo De Amicis “Cuore” (una classe interamente al maschile per De Amicis, tutta al femminile per la Pitzorno… L’Italia del dopoguerra). Le tre protagoniste del romanzo appartengono a famiglie della buona borghesia e sono gradite alla maestra, ma si ribellano. La loro tattica è quella di provocarla, per far sì che la maestra tratti loro come tratta Adelaide e Yolanda, certe anche che le proprie famiglie interverranno contro l’Arpia. Ma il risultato che ottengono è sempre l’indulgenza… E incapaci di reggere le tre protagoniste ne combineranno una talmente grossa (e davanti a testimoni) che la maestra non potrà fare altro che punirle. Anche in questo caso, però, le cose non andranno come le ragazze hanno immaginato e così, fra amore, tradimenti, tartarughe miracolose, lettrici di fotoromanzi e fantasmi ci si domanda quanto possa essere forte un ideale. Battaglie perse… ma come finirà la guerra?
Irriverente, allegro, divertente, rilassante, leggero, spassoso. Pieno di buoni sentimenti e colpi di scena. La voce narrante è quella di Prisca che scrive i racconti mensili che però, al contrario di quelli di De Amicis, non narrano esempi di comportamenti infantili virtuosi o eroici… Ma sono strampalate trasfigurazioni fantastiche del vissuto quotidiano delle tre bambine”. Il romanzo è uno dei capitoli della Saga di Lossai.
Carla
(Ascolta dil mio cuore di Bianca Pitzorno. Mondadori, pag.420, euro 10)