Questo post per invitarvi a frotte alla presentazione che si terrà questo pomeriggio alla libreria Cavallotto (C.so Sicilia 91, Catania) alle 17:30.
Una delle matte presenterà, in collaborazione con Isola Quassùd diretta da Emanuela Pistone, “Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario” di Amara Lakhous (Edizioni E/O).
Amara Lakhous è di origini algerine, ma vive in Italia dal 1995. E’ laureato in Filosofia all’Università di Algeri e in Antropologia culturale alla Sapienza di Roma dove ha anche conseguito un dottorato di ricerca sugli immigrati musulmani arabi in Italia. Il suo punto di vista, all’interno di questo divertente e divertito giallo multietnico ambientato in un popolare quartiere di Torino, è quindi particolarmente interessante.
“Contesa per un maialini italianissimo a San Salvario” è il quarto romanzo firmato da Amara e pubblicato da E/O: “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio“, “Divorzio all’islamica a viale Marconi” e “Un pirata piccolo piccolo“. In particolare, con “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” ha conquistato il premio Flaiano per la narrativa e il premio Racalmare-Leonardo Sciascia.
Del suo “Contesa per un maialini italianissimo a San Salvario” ha detto: «Questo romanzo rappresenta una nuova tappa del mio progetto letterario. Dopo aver ambientato i miei primi due romanzi a Roma, ho cambiato città e sono andato a Torino, seguendo i miei personaggi, e questo dimostra quanto io li rispetti sempre e mi metta a loro disposizione. In questo libro racconto l’Italia di oggi con una certa spregiudicatezza, un’espressione che mi piace molto. A me piace giocare in attacco: mi aspettano in difesa a chiudermi, a me che vengo dall’Algeria, e invece io vado a stupire, come ho fatto in Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio e Divorzio all’islamica a Viale Marconi. Corro in avanti a giocare. E con questo spirito vado ad approfondire il discorso dell’immaginario, perché penso che in Italia ci sia un immaginario da curare, da tranquillizzare. In questo senso c’è una bella frase di Nietzsche, che tra l’altro dopo aver vissuto due anni a Torino, lì è impazzito. In Ecce homo c’è un passaggio in cui parla del ruolo del medico, che è quello di tranquillizzare l’immaginario del malato, perchè quello che spaventa il malato in realtà non sono i sintomi della malattia bensì l’immaginario turbato che c’è intorno alla malattia. Uso questa metafora per dire che penso che in Italia ci sia un immaginario turbato per quanto riguarda l’incontro con l’Altro. In questo paese ci sono delle paura ingiustificate».
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Vi aspettiamo numerosi.
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