Siccome quest’anno è il centenario dell’ “Antologia di Spoon River” del poeta statunitense Edgar Lee Masters penso che sia proprio il caso di consigliarne la lettura. Questo sebbene le Matte non amino recensire la poesia… Ma nel caso di quest’opera, la questione è diversa perché come si dice nell’introduzione a firma di Fernanda Pivano all’edizione italiana (quella del 1943, dopo tutte le difficoltà editoriali che questo titolo ebbe in Italia): “Questo libro è un po’ meno della poesia e un po’ più della prosa” .
E’ così che la lettura si trasforma in folgorazione, che questa antologia si trasforma in mito. L’intento dell’autore era quello di raccontare e descrivere tutta la vita umana e l’umanità partendo dal il microcosmo di Spoon River,un immaginario paesino del Mid-West statunitense dove ogni poesia (sarebbe più corretto dire “epitaffio”) è la storia di un personaggio. Un microcosmo di passioni, desideri e ricordi che si condensano in pochissimi versi. E poche battute sono sufficienti a immergersi nella vita di ogni personaggio perché questo resti impresso nella propria mente come se lo si conoscesse da sempre. E il particolare si fa universale, la provincia diventa il mondo. E forse non è un caso che questo libro sia considerato una “Divina Commedia” americana… Eccessivo? Può darsi… Ma certamente è una “Comédie Humaine” fulminante e brulicante di vita.
Abbiamo detto che è più corretto dire “epitaffio”… Sì perché la particolarità di tutti i personaggi che popolano l’Antologia è quella di essere tutte sepolti nel cimitero di Spoon River. E per quanto immaginari siano queste anime, in qualche modo sono ispirate a persone realmente esistite.
Pubblicata originariamente fra il 1914 e il 1915 sul Mirror di St. Louis, il libro ha avuto diverse edizioni: originariamente conteneva 213 epigrafi, ma nella versione definitiva si arrivò a 244. 19 storie per un totale di 244 personaggi la cui forza sta nel fatto che – non avendo più nulla da perdere – possono raccontarsi in tutta sincerità, senza nessun timore, senza nessuna vergogna. La morte è in qualche modo liberatoria e anche chi in vita ha taciuto i suoi segreti e i suoi pensieri – per ipocrisia, per paura, per invidia – diventa loquace una volta spirato. E la parte più interessante sta nei legami che intercorrono fra i personaggi che nel corso dell’Antologia si citano a vicenda, permettendo così al lettore di osservare la stessa storia da diversi punti di vista.
Leggere l'”L’Antologia di Spoon River” può essere amore a prima vista, un vero colpo di fulmine… oppure può richiedere qualche attimo di silenzio in più per entrare nell’atmosfera corretta dove ci si rende conto della pressante esigenza che le anime del cimitero di Spoon River hanno di raccontare la propria vita, la propria esperienza senza che ci sia un vero e proprio rimpianto e senza che ci sia neanche un reale distacco.
Un libro che per tanti motivi e sotto molti aspetti si è fatto mito e non solo per gli americani, ma anche per gli italiani: Fabrizio De Andrè, infatti, ritrovando se stesso in alcuni personaggi scelse 9 poesie e ne rielaborò i testi per le musiche che raccolse nell’album Non al denaro non all’amore né al cielo.
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(Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, Newton Compton Editori, euro 9,90, pag. 624 con traduzione a fronte)