L’incontro di ieri pomeriggio alla Libreria Cavallotto (C.so Sicilia, 91) è stata l’occasione per discutere dei numerosi argomenti al centro del suo ultimo romanzo: “Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario” (Edizioni E/O).
Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970, ma vive in Italia dal 1995 e dal 2008 ha anche la cittadinanza italiana. Si è laureato in Filosofia all’università di Algeri: «Una scelta che ho fatto – ha spiegato Amara – perché desideravo imparare a pensare con la mia testa». Quindi, ha conseguito una laurea in Antropologia culturale e un Phd sugli immigrati musulmani arabi in Italia, alla Sapienza di Roma.
Il romanzo che abbiamo presentato ieri affronta tematiche come l’identità (in particolare l’identità culturale), la questione meridionale, l’illusione dell’integrazione, la nuova Italia multiculturale, il potere dei media. Amara Lakhous, fra citazioni e pensieri verbalizzati attraverso Enzo Laganà, il suo alter ego di carta e protagonista del libro, si muove agile fra temi spinosi che ha vissuto sulla propria pelle. Ed è proprio il suo punto di vista privilegiato che gli consente di spiegare la potenza dell’immigrazione: «Quando ho scelto di lasciare l’Algeria per trasferirmi in Italia, è stato come una seconda nascita. Quando nasci non scegli nulla. Non scegli il nome, né i genitori, la religione e neanche la lingua. Emigrare invece consente di scegliere come costruirsi».
Amara Lakhous è per natura un attento osservatore. Per questo guarda al fenomeno dell’integrazione descrivendolo come un’illusione: «Gli italiani hanno paura degli immigrati – spiega – ma al tempo stesso, li accolgono nelle proprie case per lavori molto delicati che pretendono che alla base di questa relazione ci sia una profonda fiducia. Un cortocircuito purtroppo difficile da risolvere. Ma tutto è possibile». In questi termini nasce anche il parallelismo fra l’immigrazione di oggi e la questione meridionale: «La parola “terrone” è stata sostituita da “extracomunitario”. La storia italiana è piena di sorprese. Noi italiani siamo andati dappertutto, compresa la Romania per fare i muratori. Oggi sono i rumeni a venire nel nostro Paese per fare lo stesso lavoro. Ironia della storia». Da qui, una naturale conversazione su temi balzati recentemente agli onori della cronaca come lo ius soli proposto dal nuovo ministro italiano per l’Integrazione, Cécile Kyenge… Un’ampia digressione sul potere dei media e una spolverata di passione per la lingua italiana.
Da appassionata linguista, ho infatti notato l’uso creativo che Amara fa della lingua italiana. Soprattutto nel coniare neologismi. Il mio preferito? “Zanzarare“, ossia ronzare intorno fastidiosamente. Ma anche “piovrologa“, ovvero “esperta della serie tv La Piovra” e l’uso aggettivale di “puttanissima” non sono affatto male.
Domani, la recensione del libro.
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