Il mio girovagare sui Social Network mi fa fare belle scoperte che hanno a che fare con i libri.
Qualche tempo fa mi sono imbattuta in un tweet dove veniva citato “A volte ritorno” di John Niven (Einaudi) e mi sono incuriosita immediatamente. Ho aperto un’altra finestra del mio browser e ho cominciato a cercare di che cosa si trattasse. Neanche dieci secondi dopo avevo inserito il titolo del libro nella mia “wish list” e qualche giorno dopo il libro l’ho comprato.
Parto dalla trama e poi aggiungo le mie considerazioni, però prima vi dico che nella sua versione inglese il titolo è The second coming.
Pensate a Dio che, dopo secoli di duro lavoro, ad un certo punto decide di prendersi una settimana di vacanza, mettete poi che un giorno di Paradiso equivale a circa cinquant’anni di vita sulla Terra, il risultato è che in quei pochi secoli gli umani possono “combinare” cose disastrose, soprattutto se c’è Satana che ci mette il suo zampino.
Per Dio, che nella visione di Niven è un cinquantenne serafico e sufficientemente freakkettone che fuma marijuana e che cerca di prendere tutto per il verso giusto, quello che si presenta davanti è terribile, non può accettarlo e lo fa andare su tutte le furie. Guerre che hanno devastato i paesi, forti che hanno reso sempre più deboli i deboli, genocidi, catastrofi ambientali. Lo scenario è a dir poco devastante e per Dio e il suo conclave di Santi e Angeli, l’unico modo di risolvere la situazione e rimandare Gesù Cristo sulla Terra, per la seconda volta.
Così Gesù, che fino ad un momento prima di trovava a suonare la sua chitarra con Jimy Hendrix, anche se con un po’ di riluttanza si ritrova a New York.
Mentre incontra e salva dalla strada prostitute, drogati, disadattati ed emarginati , per le sue doti musicali viene notato dallo staff di un reality show, American Popstar che non è altro che una sorta di X Factor. Gli basta poco per fare innamorare di lui tutto il pubblico, fino a quando, puntando il suo sguardo sulla telecamera si scaglia contro il Papa e contro l’atteggiamento della Chiesa Cattolica che secondo lui non ha nulla a che fare con gli insegnamenti del Padre.
Nonostante il suo seguito, succede quello che era successo duemila anni prima e Gesù viene preso di mira perché i suoi messaggi sono considerati scomodi, ma non tornerà in Paradiso prima di avere detto ancora una volta “Fate i bravi”.
Per tutto il periodo che ho letto questo libro l’ho raccontato alle persone che incontravo. Una breve descrizione della trama per suggerire ad amici e ad amiche di “perdere” qualche ora delle loro giornate a leggere qualcosa di diverso.
L’impatto per me è stato un po’ brusco. Ho sorriso leggendo di Dio che arrivava in “ufficio” in pantaloncini corti, camicia a fiori e cappello di paglia. Ho sorriso ancora di più ad immaginarmi lui e Gesù Cristo in una versione molto più umana di quella che siamo abituati a sentirci raccontare. Ho un po’ storto il naso, lo ammetto, a immaginarli fumare marijuana come niente. Ci sono stati anche dei passaggi del libro in cui ho pensato “questo forse è un po’ troppo”, qualcosa l’ho anche considerata al limite del blasfemo. Ed è il motivo per cui ho detto a mia madre “ti racconto la trama, ma questo non te lo faccio leggere…non ti piacerebbe”.
Però è un bel modo di rendere “terrestre” queste figure che sono lontane anni luce dal nostro modo di vivere tutti i giorni.
John Niven è riuscito in pieno a lanciare il suo personale “fate i bravi”, perché questo Dio è contro l’odio per i gay, contro la pedofilia nella chiesa, contro l’odio di genere e contro cose che troppo spesso sono considerate tabù.
Il romanzo è dissacrante, la satira è dura e ficcante. Del resto chi avrebbe mai pensato che Dio, Gesù Cristo e tutto il loro entourage potessero parlare come degli scaricatori di porto con parolacce e insulti a destra e a manca e con una passione smodata per la marijuana.
Per l’autore non è stato semplice vedere pubblicato il suo libro, infatti sono state 18 le case editrici che gli hanno detto no prima di trovare quella giusta.
Ma del resto quello che dice, o che fa dire Niven, è proprio quello che siamo. Senza bisogno di dire di appartenere a quella o quest’altra religione è certo infatti che abbiamo perso moltissimi valori, teniamo più alle cose che alle persone, abbiamo perso l’esempio di figure che possano dirci qual è la strada giusta o quella sbagliata o magari non ci fa piacere sentire quelli che ci dicono “fate i bravi”, perché diciamolo: ad essere un po’ più cattivelli ci viene fin troppo bene.
(A volte ritorno/ John Niven/ Einaudi/ pp 390/ 19,00 euro)
M