Immaginatevi Vienna alla fine dell’Ottocento. Immaginatevi un medico sposato con una donna bellissima. E immaginatevi che lei, Albertine, un giorno confessi a lui di aver fatto un sogno nel quale lo ha tradito. Nulla è reale, ma il dottor Fridolin entra in crisi, la loro coppia entra in crisi. Vi ricorda qualcosa? Certo, perché anche se non avete letto Doppio sogno di Arthur Schintzler avete certamente visto il film di Stanley Kubrik “Eyes wide shut”.
La confessione è scabrosa, e da questa cominciano a prendere forma i desideri inconsci dell’uomo. E così la serenità, la tranquillità di una coppia comincia a essere scossa da pulsioni sessuali che contrastano con la morale… e a dover fare i conti con la voglia di trasgressione perché il desiderio stanco, intorpiditosi a causa della quotidianità, possa essere nuovamente una passione ardente. La voglia (e la paura) di assaporare il proibito spinge Fridolin in un’atmosfera sospesa fra l’allucinazione e la realtà. Fridolin cercherà di coinvolgere la propria donna, alla ricerca di una nuova stabilità, a sciogliere i nodi dei desideri inespressi e per questo insoddisfatti, in un equilibrio precario tra perbenismo e cinismo. Fridolin si sente forzato in un ruolo conferitogli dall’essere un cittadino modello, un esempio da imitare e vuole portare alla “luce” il proprio inconscio, la propria indole fino a quel momento repressa.
All’inizio, la confessione era quasi un gioco per suscitare la gelosia dell’altro. Ma una volta spalancata questa porta, fra feste in maschera in ville misteriose, dove tutto è lecito e possibile, le due storie che leggiamo in parallelo si confondono fra realtà e sogno, tra realtà e menzogna, tra realtà e apparenza, inganno e disinganno.
Ci sono due piani, quello onirico e quello della realtà, che si mescolano e si sovrappongono: il sogno è (sì!) finzione, ma deriva dalla realtà… mentre la realtà è (sì) tangibile, ma fatta di ipocrisie e menzogne, quindi anch’essa è finzione. Realtà onirica e/o sogno realistico? Nessun sogno è mai soltanto un sogno. E comunque non è dato sapere quale dei due piani di realtà sia davvero quello tangibile…
Meglio il libro o meglio il film? Difficile a dirsi. Leggere (e quindi non vedere) rende probabilmente più raffinato e soffuso un argomento non certo facile da portare sul grande schermo, ma non fa perdere affatto nitidezza nella questione. Voi che ne pensate?
(Doppio sogno di Arthur Schintzler, Adelphi, pag. 131, euro 9)
Carla